martedì 14 ottobre 2014

DAGS! - S/t (Recensione)

Un dodici pollici in vinile trasparente inciso su un solo lato e i colori freddi che trionfano sulla penombra della foto di copertina: i Dags!, transfughi da note formazioni della recente storia emo italiana, quali Minnie’s, Wendigo e Verme, esordiscono con un EP carico di promesse, fortunatamente non disattese. L’impronta melanconicamente solipsistica, annunciata dalle scelte estetiche del lavoro, è compiutamente confermata dalla direzione sonora, che punta con convinzione verso un disilluso emocore genuinamente 90s; da quel decennio proviene il timbro vocale che inaugura il lavoro in I don't know if you understand my analogy, but it's the clearest one I can make: sulle prime intima – ma non intimista – su uno strumming che, se fosse appartenuto a qualche band delle coste USA, sarebbe stato oggetto di snervanti tentativi di emulazione sulle nostre chitarre acustiche, la voce poi si sposta tra l’insinuazione nasale e un’affermazione determinata di personalità affine al Jeff Buckley meno manierista e più rabbioso. La prima traccia cresce in un insieme improvvisamente fragoroso e poi si arresta ed erompe ancora, assecondando gli ingranaggi di un meccanismo efficientissimo; si celebra la bassa fedeltà nell’interludio di I have seen the truth, and it doesn’t make sense, che introduce un handclapping inatteso quale apertura alla voce filtrata. Your rent should not exceed a week of your monthly wages rispetta i canoni del genere con un’intenzione straniata e fuori dal tempo, sebbene pochi, disseminati elementi innalzino il risultato sopra la media, anche grazie all’efficacia della formula power trio, insita nella stratificazione compatta; gli ultimi cinquanta secondi sono abbandonati in balia di una coda di quiete complessa, increspata dal drumming lontano. Le variazioni ritmiche di With so many signatures, you could make a petition lasciano sapientemente la voce in solitudine, ad acuire il senso di gravità emotiva; dalla metà, si profila un incalzare destrutturato, prima scarno, poi ricompattato e infine dissolto negli arpeggi. ...And then they crashed against technology, did that hurt? dimostra come finalmente la lezione di Spiderland abbia attecchito anche sulle sei corde della nostra penisola: la ricetta di stasi, espansioni e pause, arricchita dagli armonici che si intravedono come minuscole luci lontanissime, è declinata in un temerario strumentale, prima che la perentoria tromba del giudizio apra a un coro liberatorio.

Voto: ◆◆◆◇◇
Label: To Lose La Track/ Neat is Murder Records

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