sabato 30 luglio 2011

Verily So - S.t. (Recensione)

Bazzicando sul web ci si imbatte spesso e volentieri, se si ha la giusta curiosità, voglia di scoperta e apertura mentale, in opere che davvero hanno la forza di lasciarti a bocca aperta e la prepotenza di mandarti in loop il lettore musicale.


I Verily So vengono dalla Toscana e nascono dall'incontro tra Maria Laura e Simone a cui si aggiunge in seguito Luca. Tutti e tre i membri della band sono polistrumentisti intenti a condividere strumenti e voci fondendo le loro entità in una sola, riuscendo a dare compattezza e personalità alla loro musica. Già con un Ep all'attivo (Just a Demo del 2010) questo omonimo album è il loro vero e proprio esordio.
Un disco dal sapore internazionale che a stento lascia presagire la provenienza italica, complice anche una perfetta intonazione dell'inglese cantato.
All'interno di questo lavoro vi è la miglior tradizione alt-folk, condita da richiami wave e distorsioni che trasportano verso atmosfere shoegaze. Dieci brani che attraversano la sfera emozionale intasandola di sensazioni e umori che si abbattono contro di noi penetrando a fondo e lasciando senza difese. Ogni brano è una perfetta didascalia sonora a quei pensieri che nascono, quando chiusi in noi stessi, cerchiamo attimi di riflessione e relax che sempre meno ci vengono concessi da una vita frenetica e intenta alla ripetizione di certe routine. In apertura già troviamo le sfumatore malinconiche di "Wax Mask" che narra dell' età del crepuscolo nella quale tutto ciò che vogliamo è andato perso. L'ottima sferzata di energia di "Will You Marry Me?" ci carica di nuova forza nella prosecuzione di un viaggio che scivola, leggero e idilliaco, senza alcun intoppo, lasciando ammaliati, suggestionati e di gran lunga fieri di poter vantare in casa nostra una band come i Verily So. Prendete "Ordinary Minds" con il suo folk oscuro, a tratti ipnotico, che sembra uscire da un album degli Heartless Bastards o il perfetto intreccio di voci di "Ballad" che trasporta direttamente sulle desertiche distese americane con tanto di balla di fieno che rotola mossa da piccoli vortici. La tensione di "Guns Of Fire" richiama alla memoria le atmosfere new wave più notturne in quella che è una discesa verso il fondo nella quale la luce si affievolisce sempre più mentre si è intenti ad interrogarsi sulla fine dell'esistenza "How strange, nobody believes in God anymore,but everybody looks at the sky tonight". Anche quando è la voce maschile ad irrompere sul campo come in "All i See is Grey" e "Of Stars" il risultato è davvero caloroso, suggestivo e di grande impatto incorniciando brani senza tempo, ricchi d'atmosfera e che mai lasciano senza almeno un sussulto. Sulla scia finale troviamo gli atti più oscuri e poetici come "When i End And You Start" con la voce di Maria Laura Specchia rotta da quello che è uno dei testi più struggenti a cui le melodie minimali e arpeggiate di chitarre ben si prestano fino a far decollare il brano in un finale esplosivo e commonente. "Morning lights upon my bed, and feel outside the rain. My heart is beating my mind up, and my mind is eating my heart out..."


Vi è anche "Summer 89" che si pone a metà strada tra la dark wave e un fiume di dilatazioni che puntano apertamente verso vette shoegaze. In conclusione la splendida e acustica ballad di "15 Years" che delinea armonie vocali decisamente spettacolari a mettere il punto a quello che è di gran lunga uno dei migliori, se non il miglior disco alt-folk della nostra penisola che ben regge al confronto estero, più che degno di inserirsi in un contesto internazionale. Decisamente una grandiosa scoperta. Signori e signori, "In verità è così".

Label: Inconsapevole Records

Voto:

Leggi qui l'intervista

A questo link in free download la cover di una famosa canzone dei Radiohead rivisitata in modo del tutto personale e originale dai Verily So

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