domenica 5 giugno 2011

Mary in June - Ferirsi (Recensione)

Contemporaneamente all'impazzare sul web della mania cinofila partita dalla capitale, sempre in quel di Roma, quattro ragazzi hanno autoprodotto e distribuito in frì daunlò il loro Ep d'esordio. Ferirsi dei Mary in June presenta sei tracce oleose e infiammabili come il petrolio, mosse da una spinta verso l'alto nel tentativo di respirare una boccata d'aria fresca in una società post industriale nella quale anche solo l'uscire fuori di casa, spesso, comporta avvelenare i propri polmoni e la propria anima. Che la musica rock odierna sia per la maggior parte contaminata è cosa nota ma in questo caso potremmo parlare di musica “inquinata”. Ferirsi suscita sensazioni da asfissia come se a parlare fosse la natura stessa vittima dell'inquinamento dell'uomo. L'ultima oasi, l'ultimo Eden che va tingendosi sempre più di nero. Un folk-rock venato di psichedelia e condito da elettronica che trova ben volentieri, in slanci energici un punto di sfogo. Un'intimità di fondo nell'incedere di un io narrante sempre più smarrito in un mondo abissale e oscuro al quale le liriche particolareggiate e attuali dei Mary in June vogliono dare un senso di contestualizzazione “Olio, Benzina e Cherosene” è un inizio malinconico. Un tappeto arpeggiato di chitarra, sul quale sfondo si affacciano le tastiere, venato da un senso di sconfitta tangibile nelle parole che sgorgano fuori come combustibile fossile dalla madre terra. “Ho dedicato attivamente un ideale di rinnovamento alla società...Il sole dona ad ogni individuo la sua ombra più cara senza chieder nulla in cambio...Olio, benzina e cherosene. Mi manca quell'aria strana...” In Fondo al Mare” continua nello sfoderare toni cupi scuotendosi dall'iniziale acquiescenza, nell'intensità delle atmosfere psych-rock (a tratti verdeniane), tentando di esorcizzare il senso di arrendevolezza che colpisce chiunque prima o poi dinanzi al degrado perpetuato irrefrenabilmente dall'uomo. “Se non ti basta ti porterò a nuotare in fondo al mare. Così al largo dove non si tocca potremo svanire. Intanto l'asfalto corre divorando prati. Tu rimani seduto fermo immobile a guardare la città che ora non c'è più...la città che un tempo era blu...” L'intonazione vocale de “Il Giardino Segreto” ricorda a tratti quella di Manuel Agnelli e con la sua carica raggiante allenta la tensione tentando di spezzare il pessimismo di fondo dell'opera. Le tinte tornano ad essere oscure come il cielo e l'oceano di “Color Petrolio” che a furia di galleggiare nell'andamento narcotico della traccia potrebbe farci annegare nel riflesso di un tramonto color pece. Il post rock di “Nel Buio” pone il brano come il più atmosferico e, forse, rappresentativo dei Mary in June. In chiusura “All'Interno” esplode in tutto il suo furore, con un recitato che nel ritornello sembra rivolgersi direttamente alla tua persona e prenderti a sberle in faccia.

Quello che ci viene mostrato è un paesaggio corrotto e violentato. Mari,cieli e coscienze inquinate da una nera cupidigia. Un vero e proprio "Ferirsi", quello dell'essere umano, reso tangibile dalla distruzione senza freni di ciò che di più caro possediamo, come la propria terra ma anche quel qualcosa di più personale e astratto come l'amore. Proprio in questi giorni di Referendum, nei quali si va a votare per abrogare un eventuale ritorno al nucleare, è una band come i Mary in June a ricordarci quanto la nostra società, appena entrata nella seconda decade degli anni'00, sia ancora così legata a vecchie forme di energia non rinnovabili, rischiose e inquinanti come il petrolio, il cigno nero per il quale si combattono guerre e distruggono paesi. Un esordio davvero notevole con un messaggio forte e che si lascia ascoltare e riascoltare senza alcuna remora suscitando momenti di vera riflessione.


A questo link potete fare il pieno di olio, benzina e cherosene...

Label: Autoproduzione

Voto: ◆◆

2 comments:

eliminato ha detto...

il giardino segreto più che Agnelli mi ha ricordato i Pan del diavolo(con le debitissime distanze).
comunque condivido: davvero un bel lavoro!

Anonimo ha detto...

bravi!bellissimo pezzo!

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