Nel 1902, Georges Melies proiettava il suo ‘Voyage Dans la Lune’ e con fare sornione parodiava l’estrema aspirazione dell’uomo di raggiungere la luna. Nel 2011 gli Air producono il loro ‘Voyage Dans La Lune’, disco che verrà distribuito in sole 70.000 copie in tutto il globo terrestre insieme alla versione restaurata del film.
Gli Air non sono qui per dare la loro personale colonna sonora ad un film senza tempo (ha più di cent’anni, poi); per quello esiste la distribuzione in larga scala. In verità, quello di Nicolas Godin e Jean Benoit Dunkel è un disco che vuole essere un omaggio ad un opera venuta prima di loro eppure così vicina a loro.
Se quello di Melies era un film innovativo nel suo ridicolizzare ed allo stesso tempo (psico)analizzare le velleità megalomani del mondo mortale, questo degli Air è a suo modo un film, una descrizione sonorizzata di un possibile giro del piccolo satellite che gira intorno alla terra. Risultato? Un mondo fantascientifico a colpi di elettronica e tanta, ma tanta teatralità. Non c’è bisogno di perdersi in manierismi o elucubrazioni sul quid di quest’album: è un concept album con l’intento di raccontare una storia, scandito per pezzi come del resto un film o un cortometraggio necessita di stacchi nello svolgimento di una storia. Non mancano collaborazioni interessanti, come Seven Stars con Victoria Legrand dei Beach House, o con l’americano Au Revoir Simon ne Who I Am Now. Il risultato è un simpatico ed avveniristico pandemonio di elettronica, sinfonia e suggestive atmosfere soft e dream pop alla ricerca di un punto di amalgama con un titolo (ed una cover) un po’ pesanti, ma nel senso buono, ossia quello del significato cinematografico se non ‘storico’ che porta. Nessuna emulazione, per quanto l’idea sia imprestata, si tratta di una ri-elaborazione unica che porta gli Air su di un altro livello, quello della band capace di mettere a punto un disco che non rappresenti semplicemente una raccolta di tracks, ma di un insieme completo di elementi. Le influenze sono notevoli, a partire da Parade che fa notevolmente il verso ai Daft Punk; non manca lo spirito anni settanta (come in Sonic Armada), che finisce in lunghe un po’ impolverate ballades ambientante in curiosi quanto bizzarri laboratori dei sogni della scienza.
Quello degli Air è un ottimo album, o meglio un’ottima colonna sonora. Ma non è quello che, alla fine, riesce ad essere. C’è molto nelle dieci tracce del duo francese che non traspare nella pellicola del 1902, per quanto bene possa essere stata pulita e rimessa a posto. C’è la luna più di cento anni dopo, e gli Air che la guardano di nuovo.
Voto: ◆◆◆◇◇
Label: Virgin
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