Madman, astro nascente del rap italiano, è uno dei personaggi più in voga in questi ultimi anni e torna a farsi sentire con un nuovo mixtape che, a detta degli addetti ai lavori, è una delle ultime migliori releases del genere. No, sto scherzando e allo stesso tempo non sto scherzando. Io non sto scherzando ma dietro il fenomeno del nuovo rap alzatosi a vessillo del nuovo cantautorato italiano, come affermato da Fabri Fibra in una delle sue interviste più recenti, c'è una grande voglia di snaturare il discorso che sta alla base. Quello di Madman è un grande passo indietro e una ambigua reinterpretazione del genere, seppure bisogni ammettere che c'è una certa differenza tra questo lavoro e quello dei wannabe's più vicini al pop e ad una idea del rap come genere popolare (e nasce anche per questo) ma che non esprime la critica sociale quanto piuttosto la sua più grande vuotezza, ne alimenta il lato peggiore, ne esemplifica la medietà di pensiero di chi vede il genere come un mondo in cui parlare unicamente di droga e vita metropolitana e questo è il valore negativo aggiunto in questo caso, in cui dichiararsi migliori degli altri. Tecnicamente parlando il flow del rapper è nella media del genere e, dal punto di vista lirico, manca completamente di un certo senso critico e di senso del songwriting. I testi, in sostanza, sono incentrati sulla supremazia nel genere (assolutamente fuori luogo) e sul consumo di droga, e nient'altro. Le basi sono riciclate dai ricicli dei ricicli di generazioni di ottuagenari e non riescono a dire nulla se non che siano già sentite, e in questo caso sentite male. Musicalmente ci sono però forti richiami alla dancehall, che emergono in molti brani e che denotano il suo gusto per questo genere e per le contaminazioni con certo rap moderno. Non so dove il genere verrà indirizzato negli anni a venire ma spero che non ci sia la firma di chi parla di grandezza e dimostra una enorme vuotezza.
Voto: ◆◇◇◇◇
Label: Harshtimes
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