A distanza di un anno e mezzo circa dal loro omonimo disco d'esordio tornano gli And so your life is ruined. In molti si ricorderanno ancora la rabbia e la malinconia nascoste dietro l'imponenza di Febbraio e le parole veloci di Berlino. In Rivincite tutto si risolve in un'opera di approfondimento e levigatura, a partire innanzitutto da una maggiore attenzione alla post-produzione e non soltanto agli arrangiamenti.
Senza citare stupidi cliché, i quattro romagnoli riescono bene nel gran passo del secondo album che è figlio di un processo sostanzialmente uguale al precedente, ma diverso nelle premesse. Le migliori chitarre del 2014 dimostrano di non avere alcuna intenzione di snaturare le già collaudate aperture melodiche, ovvero il marchio di fabbrica di ASYLIR. Inoltre la gamma dinamica delle varie sfumature rimane ampia, con la coppia di testa Kirè!-Gallerie che fa già capire come siano riusciti a creare un suono tutto loro; la prima è un wall of sound improvviso ed efficace, mentre la seconda splende negli arpeggi. Infatti dopo arriva Eskimo che fa un bel sunto generale già alla terza traccia, con una bellissima progressione armonica mandata inizialmente in loop che poi esplode nel finale.
La componente math è un'altra parte fondamentale di Rivincite: Edera si arrampica in una marea di direzioni che formano una struttura precisa solo nel ritornello che riappare improvvisamente in coda (il passato che ritorna). Il colpo sentito in tutto il mondo è invece un coraggioso tentativo di distillazione pop che smorza nettamente il tutto con la sua dolcezza, una sorta di esperimento melodico che sa di cantautorato indie. Presa di rifugio riprende subito il concetto e lo sviluppa fino a sfiorare Transatlanticism. L'insieme di tutte le cose chiude con un'atmosfera estremamente malinconica che tuttavia tocca il suo punto di massima intensità nel brano Le luci all'ultimo piano.
Nel complesso Rivincite risulta un lavoro molto articolato, frutto di una creatività che si avverte viva e pulsante. Chiudendo gli occhi davanti a qualche piccolo passaggio a vuoto si può dire che siamo di fronte ad un importante segno di crescita che forse sarebbe stato ancor più marcato, evidente e brillante se si fosse investito ulteriormente sulla cifra qualitativa e non su quella quantitativa. Un disco dovrebbe essere il riassunto di un percorso e di un background in continua evoluzione: la capacità di sintesi può indubbiamente migliorare. In attesa di una nuova primavera.
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Voto: ◆◆◆◇◇
Label: V4V/Screamore
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