L'album apre con “So Tired in the Morning” il miglior brano tra le quattordici (troppe) tracce presenti nell'album; un brano da subito coinvolgente ed ipnotico, da subito si nota la supremazia dell'organo, protagonista indiscusso dell'album. Un'ulteriore dimostrazione della mutazione che il nostro “carnevale” sembra aver intrapreso verso il lato oscuro è “Emmeline” qui se chiudiamo gli occhi possiamo distinguere un castello alla Bram Stoker, tetro, oscuro ma per qualche misteriosa ragione estremamente affascinante. Ascoltate attentamente l'inizio di “IЎЇm Not Really Here” precisamente 25 secondi dall'inizio... ora ascoltate i Julie's Haircut “Satan Eats Seitan”, cambia la velocità nient'altro, ma togliendo questo piccolo “errore” il brano è interessante per certi versi, ma fin troppo ripetitivo. L'unica traccia fuori dal contesto è “East & West” un capolavoro alla Simon and Garfunkel in cui possiamo apprezzare la delicatezza canora di Erland Cooper nei minimi dettagli. Tutti moriamo, è la decima traccia che spezza gli equilibri e ci ricorda che gli Erland And The Carnival non lasciano mai spazzi vuoti, anzi pur di non farlo ne miscelano un paio assieme e ne esce fuori la misteriosa e straordinaria “We All Die”.
Per darci una ragione del fascino incontrastato che questo album ostenta, ci basti sapere che è stato registrato nella stiva di una nave approdata sulle sponde del Tamigi. Il mio modestissimo consiglio è di rivalutare o scoprire questo album e questa straordinaria fusione di artisti, Erland And The Carnival, due album all'attivo in grado di stregarmi come pochi fin dal primo ascolto.
Il mistero di come queste sonorità “antiche” possano sembrare tanto innovative quanto incantevoli non finirà mai di stupirmi e di ipnotizzarmi.
Label: Full Time Hobby
Voto: ◆ ◆ ◆ ◆◇
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