Fin dalla copertina (realizzata da Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione), "IO?" terzo album di Marco Notari è un caleidoscopio di colori e idee. Dopo Babele, un concept antropocentrico che indagava sulla storia dell'uomo attraverso gli occhi dei personaggi immaginari di Cristiano e Lucia, Notari scende in campo in prima persona nel mettere a nudo tutte le sfaccettature dell'essere umano, interrogandosi sul ruolo che ognuno di noi ricopre nel mondo in cui vive. Un cerchio della vita toccato da mille esperienze, situazioni, sentimenti, immagini. Un distacco dal passato che lascia apertamente intravedere la maturità artistica di Marco Notari sempre accompagnato dai compagni Madam. Sincero, idilliaco e leggero, "IO?" miscela in modo pratico e ragionato, indietronica, folk, pop, ambient e rock, tramite l' utilizzo di pianoforti, glockenspiel, synth, Fender Rhodes, archi e ottoni. Si parte dalla nascita, i nove mesi nel grembo materno ("Io?"). Una title track solare caratterizzata da una folktronica che punta apertamente verso l'Islanda dei Sigur Ros o, volendo guardare anche in casa nostra, alle sonorità fiabesche dei maceratesi Aedi. Seguono momenti delicati nei quali si parla di crescita attraverso il superamento dei sensi di colpa e delle paure ("Le Stelle Ci Cambieranno Pelle" con Tommaso Cerasuolo) e attimi in cui la tensione del rock torna a far padrona denunciando quanto l'essere umano abusi del proprio pianeta e delle altre specie attraverso un punto di vista diverso da quello umano. ("La Terra Senza L'Uomo") "Avvelenato in un laboratorio. Scuoiato vivo nella mia prigione. Io per il mondo non esisto. Il mondo per me non esiste. La terra senza l'uomo sarebbe un posto più luminoso..." Storie d'amore del passato ma sempre attuali raccontate attraverso derive elettroniche Jonsiane ("Dina") illuminano di speranza e mettono a nudo una sfera emozionale privata eppur così condivisibile. Non manca il momento di affrontare l'immoralità e ambiguità del proprio paese, quell "Italia glabra, grassa, impomatata e decadente" nella quale gli unici momenti d'amore collettivo per la propria nazione sembrano essere quelli davanti allo schermo di una partita di calcio. Una sconfitta nei valori del Paese accostata a quella di una partita della nazionale di calcio ("Hamsik") Melodie oniriche e terapeutiche si affacciano nel flusso di coscienza di "Io, Il Mio Corpo e l'Inconscio" mentre "L'Invasione degli Ultracorpi" si eleva a momento di riflessione in un crescendo di tensione e pathos che lascia scorrere sul finale la voce dell'ospite Dario Brunori. Le contraddizioni dell' uomo si riaffacciano nelle dinamiche dream slanciate verso crescite noise di "Apollo 11", dove ci si interroga sul grado di evoluzione raggiunto dall'essere umano nel riuscire ad andare nello spazio eppur continuare in terra a compiere azioni atroci. L'intimismo e il tema d'amore riemergono sul finale in "Canzone d'Amore e Anarchia" e il cerchio si chiude con la reprise strumentale di "Io?" che unisce la fine all'inizio, la vita alla morte, la morte ad un nuovo inizio.
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