Toh chi si risente dopo quattro anni e mezzo, si credevano perduti per sempre nei vortici delle accademie indigene degli anni zero e pure incazzati marci con il loro “capoccia” Alec Ounsworth per via del suo lavoro in solitario “Mo Beauty”, tra l’altro un mega bluff; ma a quanto pare i Brooklyniani Clap Your Hands Say Yeah, al completo, tutto pare meno che siano stati con le mani in mano e gli strumenti nei foderi, si erano eclissati per fare incetta d’idee e ritornare con i musical muscles turgidi di canzoni e melodie, un pit stop necessario per non affossarsi nel successo e fare muffa negli scaffali di recenti ex collezioni indie.
Prodotto da John Congleton, “Hysterical” è il gioiello dei nuovi CYHSY, il passaporto per la maturità per questo quintetto americano e il disco che tormenterà a livello industriale il lettore d’ogni stereo per un “repeat no-tregua” maniacale; energetico, tiratissimo, maneggevole e molto concentrato per farsi figo ammiccante tra le charts FM del vecchio continente, l’album macina energia tra spume wave, ammennicoli stile anni sessanta, Talking Heads dei primordi come leggero contorno, pelucchi brit e tanta simpatia a sciorinare come vento tra le tredici tracce contenute (eufemismo puro) nel disco.
Ci si diverte veramente immersi nella loro attitudine di cambiare le carte in tavola canzone dopo canzone, un divertissement sonico che ti rimane incollato nella testa e non ti lascia per un bel po’, ti tiene compagnia e ci fa pensare anche agli Editors nell’affinità “storica”; ma quello che è più importante che questa raggiunta maturità in un sol salto per la band americana non si fermi qui, che la propulsione a scrivere bene e belle cose seguiti a mietere consensi e riempire stadi, per il momento caliamoci nel tu x tu con un Bowie romanticone “Adam’s plane”, apriamo le riserve d’emozioni per il venticello wave che spira in “Misspent junior”, teniamo le antenne dritte sul pianeta Queen “In a motel” o, se si preferisce sculettare felici al ritmo dance e sinth c’è “Ketamine and ecstasi” che insieme a “Same mistake”, fanno bingo di un ascolto totale effervescente, elisir di lunga vita per questa formazione che sembra rimasti indietro nel tempo, quando invece è il tempo che non gliela fa a stargli dietro.
Hysterical, un disco d’oltreoceano che arriva come un parente da lontano, non come una tradizione da rispettare ma semplicemente come un progressivo mutamento rigenerativo per oceani d’orecchie stanche, stanchissime.
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: V2 Music 2011
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