Ci sarebbero milioni di parole da spendere su Trent Reznor, che si parli della persona quanto del musicista e delle sue opere. Sì, perchè Nine Inch Nails, pur essendo un gruppo sulla carta, è, come è stato sempre ribadito, creatura dell'unico Reznor, il quale ha il controllo totale sulle decisioni e sulle direzioni che si prendono. Reznor, giovanissimo prodigio musicale statunitense nato nella piccola cittadina di Mercer in Pennsyilvania ha spesso fatto parlare di sè e in particolar modo della sua musica, una musica di confine tra tanti distinti universi musicali, una musica incatalogabile nonostante i vari critici di turno abbiano affibbiato al nome sempre nuove etichette, talvolta inserendolo all'interno della scena alternative rock, tal'altra riconoscendolo come colui che è riuscito a portare al grande pubblico il genere dell'industrial rock, un genere creato in prima istanza dagli Skinny Puppy di Mind... e, negli stessi anni, dai Ministry di Al Jourgensen, e poi proseguito dagli stessi NIN. Ma non siamo qui per parlare strettamente del gruppo - progetto, quanto di una colonna sonora scritta insieme ad Atticus Ross, già presente nel gruppo How to Destroy Angels, insieme alla moglie del musicista. Dopo il grande successo di pubblico ottenuto dalla colonna sonora dell'ultimo film di David Fincher, "The social network", arriva una nuova occasione per il musicista di dimostrarsi all'altezza creando qualcosa di veramente particolare e onnicomprensivo. Il mondo delle colonne sonore è particolarmente soggetto ad alti e bassi ed è raro trovare dei lavori veramente interessanti che possano vivere come tali al di fuori dei film stessi, come fossero dei veri e propri full lenght. Pur non considerando Trent Reznor un genio come viene definito da molti quanto piuttosto la figura di commercializzazione di qualcosa che era stato già scritto, si deve constatare che quest'opera, perchè di tale si tratta, data l'estrema lunghezza del lavoro quanto la sua estrema complessità, si conferma come uno dei punti più alti della realizzazione musicale del musicista statunitense. Si tratta di un disco particolarmente lungo e impegnativo, riflessivo, a tratti angoscioso e a tratti invece più rilassato, per quanto non ci si trovi di fronte a "musica positiva", è un'opera che richiede una grande attenzione in quanto non è, a differenza di molte colonne sonore, un insieme di brani presenti nel film e ricompilati ma un flusso sonoro che trascende gli inizi e le conclusioni delle tracce e sembra andare avanti all'infinito, portando l'ascoltatore a riascoltarlo come se ci si sentisse immersi in una esperienza onirica. Reznor e Ross sono musicisti incredibilmente talentuosi e preparati dal punto di vista musicale, e su alcune delle tracce è possibile trovare delle collaborazioni interessanti come nel singolo apripista, il brano più immediato, Immigrant song (cover dei Led Zeppelin) cantato dalla singer Karen O delle Yeah yeah yeahs o nella conclusiva Is your love strong enough?. Nonostante questo in questa sede i guest star non hanno alcun peso perchè le voci della musica sono le trovate elettroniche dei sintetizzatori e le atmosfere ambientali-surreali generate dai fraseggi melodici di grande intelligenza opportunamente distorti dai due. Per questo motivo sarebbe superfluo parlare di un brano piuttosto che di un altro anche considerando il loro numero, 39. Piuttosto, indipendentemente da quale sia il vostro giudizio sulla figura di Reznor, genio musicale o abile venditore di ottima musica, vi invito a dare più di un ascolto a un disco del quale si parlerà a lungo e che rappresenta un ottimo ponte tra l'ultimo ormai vecchio disco dei NIN, quel The slip del 2008, e quello nuovo che è stato annunciato per il 2012. Cuffie alla mano e buon ascolto.
Voto: ◆◆◆◆◆
Label: The null corporation
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