Fra le reunion più chiacchierate degli ultimi tempi vanno sicuramente inseriti, con grande clamore, i Cranberries. Dopo la discutibile parentesi solista di Dolores, il quartetto di Limerick torna sulle scene musicali con un nuovo album e ripropone se stesso in una veste morbida e delicata, quasi virginale. Roses è una raccolta di undici tracce il cui filo conduttore è senza dubbio quello che ispirò in passato pezzi come "No Need To Argue", "Ode to my family" o "Linger": i Cranberries si ripropongono in una versione totalmente scarica di quelle chitarre grezze e immediate che li hanno resi famosi con "Zombie", "Salvation", "Promises" ed altre fra le greatest hits più rock del loro repertorio.
Il ritorno sulle scene è tutt'altro che deludente, ma la formula proposta è quella del miglior dream pop evanescente di cui i Cranberries stessi, o gli Smiths in passato, sono stati portabandiera. Non bisogna dunque aspettarsi una Dolores dalla zazzera nera, incavolata e ululante, ma piuttosto una madre affettuosa che culla l'ascoltatore fra arrangiamenti delicati di archi e semplicissime melodie vocali.
"Conduct" dà il via ad un dolcissimo percorso musicale introducendo le altre tracce nel segno della pace, della calma e della tranquillità. Sarà infatti questa l'impronta complessiva dell'ultimo lavoro del quartetto irlandese: anche "Fire and Soul" e "So Good", canzoni zuccherose e sospirate, come da copione, nello stile di un cantato alla O'Riordan che sui sospiri ha costruito una carriera, contribuiscono a catapultarci in un paesaggio sereno e pacifico articolato fra chitarre acustiche e violini. A dare piccoli momenti di verve all'album intervengono le comunque innocue "Show Me The Way" e "Schizophrenic Playboy" (che ricorda tremendamente l'intro di "Twenty one" e alcuni passaggi di"Ridiculous Thoughts").
I Cranberries tornano dunque alla ribalta ma lo fanno adagio adagio, rispolverando le sonorità eteree degli albori ed un approccio minimale alla musica che fu ai tempi il timido innesco della loro carriera musicale ma che di certo dovettero abbandonare per poter esplodere e imporsi più avanti, quando ci si accorse di loro con l'immediatezza espressiva di una Dolores incazzata nera e di una ritmica violenta, incisiva e decisamente rock.
Come mai riprendere in mano proprio le sonorità che tenevano i quattro di Limerick confinati ad un prodotto destinato a restare in sordina? Questo non è chiaro.
Non ci saremmo forse aspettati qualcosa di più potente da una band come i Cranberries? Qualcosa di più significativo e immediato?
"Roses" è un album da ascoltare in casa, davanti ad un buon thè, con del miele sul cucchiaio. Undici tracce che ci accompagnano verso la calma e la serenità. Ma siamo sicuri che, dopo pezzi memorabili, importanti ed imponenti, socialmente e politicamente coinvolti come quelli che hanno preceduto quest'album, è proprio di calma e serenità che ci fosse bisogno? Una scelta discutibile per quanto riguarda le sonorità proposte. Una scelta discutibile anche per quanto riguarda l'innocenza e la banalità dei testi. Un' ottima produzione che ahimè, rimane fine a se stessa. Un capolavoro di arrangiamenti e cantato che però non decolla e resta sul fondo, come il miele in una tazza di thè.
Voto: ◆◆◆◇◇
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