Massimo rispetto per Edipo e le sue incursioni elettro-pop in questo “Bacio battaglia”, ma non è che tutto sia oro colato. Dieci percorsi di gentile malinconia e manciate di verve plastificata, una stretta fedeltà a quinte artistiche che celano ripetuti ascolti del Battiato anni ottanta, Silvestri e quella trasognata evanescenza stordita alla Gazzè che si attacca agli orecchi e non ti molla per un po’; l’artista gardesano ha il concetto poetico urbano e neutrale di un calore ancora troppo tiepido per assaltare febbri ben più tratteggiate, un’economia artistica che sa muoversi su territori e divagazioni che descrivono brani “troppo carini”, troppo “per bene”, “troppo sui generis” per farci saltare – chiaramente al momento – sui cornicioni esaltati dell “habemus novo indie papam” tra i gironi dell’underground.
Beat, pop, colori carta zucchero, ballate piacevoli e pruriti Korg e movimenti hip-hop casalinghi “Colpa del fonico”, “Il mondo ha perso” danno difficilmente una lettura di quanto sia – da parte di Edipo – un lavoro d’espressione naturale dentro un linguaggio sonico di tendenza oppure un sound ed una lirica adeguata alla moda del momento, se quest’ironia di repertorio sviluppa un’esigenza oppure è la velocità espressiva di una definizione d’approccio alla scaffalatura del mercato indie; nell’attesa che il tempo “di maturazione” stilistica si schiarisca in una bell’avventura Edipica, facciamo due passi lungo la tracklist di questo secondo disco all’attivo e quelle annotazioni che si facevano sopra circa le innocenti affinità artistiche con i grandi numeri italiani, esplodono con determinazione e peccati veniali, appunto il Battiatone d’antan “Idroscalo”, uno stranito Samuele Bersani al tempo di Chicco e Spillo che fa cucù in “Cattivo”, lontananze dello Zero Renato “Supertele”, un Bugo dance “I baristi stagionali” ed il Silvestri disilluso che tira rendiconti e ricordi nell’amara nebbia che copre la bella “I nudisti del Mar Baltico”.
Edipo sa scrivere e architettare bene, solamente un po’ – magari abbastanza – autonomia dai cliché ispiratori aggiungerebbe “lo stuzzicante” tic che manca, ovviamente per non ritrovarsi qui a disquisire – tra un mese o poco più - circa un’artista dal moniker “impegnativo” del quale non se n’è sentito più parlare.
Voto: ◆◆◆◇◇
Label: Foolica Records
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