Scaraventammo banchi e lavagne dalla finestra, rubammo le mutandine di Francesca e sparammo anche a Capossela. Nuovo album per il palermitano Antonio Dimartino “Sarebbe bello non lasciarsi mai, ma abbandonarsi ogni tanto è utile”, produzione artistica a cura di Brunori Dario, i componenti della band sono gli stessi di “Cara maestra abbiamo perso” la polistrumentista Simona Norato (l'Amanda Palmer italiana) e il percussionista Giusto Correnti una vera macchina da guerra lasciata a secco in quest'ultimo album. Mai udito un cambiamento così radicale da un cantautore barra band contemporanea, al secondo lavoro, quello della prova, quello in cui o ti affermi o ti autodistruggi. Un coraggio da leone (drogato) nell'esporre un'opera cantautorale come questa, cotraddittoriamente al indie-rock del precedente album accolto così positivamente da pubblico e critica. Un coraggio ben ripagato visto che l'esame da cantautore (già paragonato a Dalla) è stato superato a pieni voti, spiazzando tutti Antonio Dimartino gioca sulla rabbia a livello testuale e canoro, lasciando alla musica un ruolo da straziante quanto appagante torturatore.
La prima nota a uscire
dal disco è “Io odio...” dodici secondi solo voce, già
preannuncia l'avvenire dell'album, confermato dal ritornello
moscerino che ti si appiccica addosso “e tutto quello che voglio da
te è illegale” miscela di sentimenti, luoghi comuni e dinamiche
contemporanee italiane, un vero strazio per il cuore a pugni chiusi
che grida “Non ho più voglia d'imparare” tanto a cosa ci serve
canta il palermitano attraverso banchi non più elementari bensì
universitari e massonici questa volta. Ci sarebbero milioni e milioni
di frasi da citare, meglio non anticipare troppo, ci penseranno su
facebook tutti quelli che non riescono a laurearsi perchè devono
lavorare, oppure chi il lavoro l'ha perso, chi ha perso l'amore o chi
ancora non sa dov'è, chi ha la pistola di gesù puntata addosso solo
per aver ricevuto una “Cartolina da Amsterdam” soffiata
delicatamente dall'incantevole Simona Marrazzo (Brunori Sas),
bruciata dalle fiamme infernali uscite dall'ugola dell'altro
palermitano d.o.c.g. Giovanni Gulino (Marta sui Tubi) l'atmosfera da
manuale ad opera di Mirko Onofrio (Brunori Sas, flauti, sax tenore,
xilofono) presente in maniera magistrale nell'intero album. La
formula chimica è più o meno la stessa dell'album precedente,
ovvero, ci sono citazioni illustri come quella del maestro Mario
Monicelli (1915-2010) il gioco di parole in “Maledetto Autunno”
la stravagante “Io non parlo mai” fra le migliori tracce
dell'album con i suoi piccoli monologhi, c'è l'esplosione un attimo
prima della fine “Poster di famiglia” e come da copione l'epilogo
“Ormai siamo troppo giovani” ancor più lento e profondo di
“Marzo '48”.
Colpisce duro il modo in
cui Dimartino arrivi nel profondo, basta una volta e già è tutto
impresso nella mente, lascia il segno. Stranamente la potenza di
“Cara maestra abbiamo perso” emanava allegria ed energia, voglia
di ballare e di sorridere, mentre la delicatezza e la gioia
malinconica di quest'album evocano rabbia e forza di ribellione,
voglia di combattere, voglia di cambiare le cose, insieme.
Voto: ◆◆◆◆◇
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Picicca Dischi
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