Prendono forma consistenti e ottimi annuvolamenti rock dal nuovo “Il cimitero dei semplici” dei toscani Rhumornero, il disco che rompe il periodo d’astinenza dalla buona musica elettrificata, da quella gioviale capacità di mettersi a capofila nelle preferenze d’ascolto senza presentarsi o - perlomeno – senza convenevoli, un disco che cammina da se e che gira nello stereo come una manna indipendente di gusto ed evoluzione.
E siamo solo alla “seconda prova” per il quartetto, grandi cose ci possiamo aspettare se la baldanza intima, senza abbellimenti superflui e con la disillusione poetica che vibra nella loro musica, si mantiene intatta senza lasciarsi tentare dai “flanger sireneici” che adulano prima per poi castrarti dopo, senza farsi avanti nella plastilina del patinato per lasciare addietro la loro indie-semplicità che ce li fa amare come pochi; un disco, undici tracce senza sorriso o il barlume di esso, poetica elettrica che non vede futuro, vede oscuro e senza previsioni, malesseri atmosferici e di rapporti che ciondolano come ossessioni e interrogativi, delirio ed emotività in affitto, una “festa mesta” sfrenata che non vorresti finisse mai.
E’ un crescendo di filamenti metallici che s’innescano ad un rock palleggiato a sintomi doom “Ho perso la direzione” per poi andare nel controvento pop-rock alla Sick Tamburo “Schiavi moderni”, “I giorni del delirio”, più in la i toni risalgono le fumisterie Verdeniche “Vita da cani”, s’intrecciano con le nebbie espanse respirate da Manuel Agnelli “Sangue del tuo sangue” o con i bordi taglienti, amari e scoglionati che circondano la stupenda “Luca dice che si ammazzerà”.
Un progetto sonoro che è un modello discografico smodato e temperante, due aggettivi, due significati opposti che spessissimo accompagnano la nostra vita di ascoltatori di musica; ogni eccesso ha bisogno del suo contrario per trovare, stare e rimanere in perfetto equilibrio, proprio come la musica di questi toscani, forte, intensa, distorta, passionale, un panneggio di nuvole col muso imbronciato che hanno il taglio degli occhi a forma di mirino che scruta nel profondo dell’Io, del tutto “Il cimitero dei semplici”.
Grande manifesto underground!
Voto: ◆◆◆◆◆
Autoproduzione
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