lunedì 7 maggio 2012

Unsane - Wreck (Recensione)

Festeggiamo la 500esima recensione in casa Stordisco con un comeback davvero esplosivo e che per intero sembra davvero incarnare il verbo stordire.
Parliamo di Wreck, ultima prova della storica e sanguigna band capitanata da quel folle personaggio di Chris Spencer, uscito da chissà quale sorta di romanzo pulp e ancora intento dopo oltre vent'anni a riversare bile in musica ed apparire come un orco divora-bambini. A cinque anni da Visqueen, loro sesto album in studio, gli Unsane sono ancora loro, quelli che mettono il sangue in copertina come se nulla fosse, alle spalle un batterista morto per overdose e pestaggi da ricovero, sono ancora loro quelli del noise rock più violento e caustico, vera e propria macchina demolitrice nata nei primi anni'90 nello stato di New York parallelamente al Cobain che grondava disperazione dalle camicie di flanella rannicchiandosi nelle proprie crisi esistenziali. Anche questa volta a far da padrona è l'efferatezza e lo spessore sonoro a rendere davvero incredibile quanto un power trio riesca a determinare un sound del genere. Il "rumore" negli Unsane non è solo dissonanza o sistematica scuola (Sonic Youth), nè nichilismo mero e puro (no wave) ma aperta violenza rock' n roll, devastazione più o meno esplicita, prepotenza sonora che assume forma brutale e diviene spettacolo grandguignolesco. Ed è ancora una volta la loro vicinanza all'estetica post-core, nello sprofondare in reparti infernali e suonar quasi come non vi fosse un domani, il marchio di fabbrica di una band da battaglia come gli Unsane. Comparto ritmico serrato e attanagliante (la propulsiva opening "Rat" descrizione di un marciume metropolitano che i tre sembrano ben conoscere, il salto testosteronico di "No Chance" con tanto di armoniche demoniache), Spencer che sembra rivolgersi sempre ad un pubblico in sommossa, basso e chitarra granitici ad innalzare un muro sonoro belligerante, a fil di metal (le stonerizzazioni di "Pigeon"), tumultuoso ed assassino ("Ghost"). Sfaccettature diverse legate da una spessa catena noise, filo conduttore di un'attitudine rodata e ancora oggi più vivida e genuina che mai. Ed è quando arriva "Stuck" che non riesci a credere alle tue orecchie nel modo in cui gli Unsane riescono a piazzare una ballad su fondamenta grunge-blues a grondare ugualmente sangue e farsi perfetta colonna sonora a scene di sesso e violenza alternate in pari fotogrammi. Sul finale la folle rivisitazione di "Ha Ha Ha" dei Flipper lascia intendere che gli Unsane sono ancora qui oggi, sopravvissuti all'inferno metropolitano dei nineties e decisi a mietere vittime.


Nessun momento di decadimento ma solo autentica scuola noise per coloro che oggi con fin troppa leggerezza si avvalgono di tale etichetta. C'è ben poco da aggiungere gli Unsane sono invecchiati come solo il miglior vino può. Chiaramente è un rosso e ben si accompagna al pasto di carne e viscere dei dieci pezzi di Wreck. 

Voto: ◆◆◆◆◆
Label: Alternative Tentacles


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