Veramente potenti questi Sula Ventrebianco, nome insolito per una band arrivata già al secondo disco, capaci di veicolare però le loro energie anche verso orizzonti meno ruvidi. Le prime tracce del disco propongono già un buon campionario dei suoni di cui si compone questo Via La Faccia, e infatti “Strappi Alla Carne” parte tirata e grintosa, con un riff stoner che si amalgama però a suoni più viscerali e ad un cantato dalla metrica particolare, croce e delizia lungo tutti gli 11 brani visto che non sempre risulta efficace. A stupire ancora di più è il brano seguente, “Run Up”, solo all'apparenza più tranquilla e capace invece di mostrare i muscoli anche coi violini, utilissimi a creare un'atmosfera coinvolgente e massiccia doppiando un riff di chitarra efficace, mentre la terza traccia “La Peste” mostra il lato più sanguigno ed oscuro della band, 3 minuti abbondanti in compagnia di una batteria devastante e di corse a rotta di collo degli strumenti in cui convince l'energia profusa più della resa finale.
Come detto però i Sula
Ventrebianco sono capaci anche di aperture melodiche, ed in questa
direzione si muovono brani come “Erosa” e “32 Denti”, con la
prima decisamente più efficace grazie alla sua atmosfera vagamente
crepuscolare e di frontiera rispetto alla seconda, fin troppo
ruffiana nel suo incedere stucchevole. Va un po' meglio con la title
track, che recupera un po' di credito grazie ad un finale ben
orchestrato fra distorsioni e violino, mentre l'amalgama fra
tranquillità ed energia riesce molto meno in “Largo Al Re”, in
cui ad una prima parte dai ritmi lenti e caratterizzata da un
malinconico arpeggio di chitarra a scandire il ritmo viene associato
a forza un minuto di energiche distorsioni sparate a mille all'ora
senza che se ne senta un reale motivo. Lascia qualche perplessità
anche l'eccessiva varietà di “Oca Mia”, potente ma senza
controllo per citare un vecchio spot che mi identifica come un
vecchio di merda, mentre soddisfano la traccia finale “Scheletro”,
interessante viaggio fra graniticità stoner e momenti liquidi,
l'incalzante “Uomini Feroci D'Amore Del Nero” e “Ragazza Muta”,
cupa ed onirica anche se fin troppo vicina alle atmosfere del grunge
preso male degli Alice In Chains.
I Sula Ventrebianco
spaccano, ma sono decisamente più a loro agio quando c'è da
picchiare forte che quando c'è da carezzare: non tutti gli
esperimenti in questo senso sono da definirsi malriusciti ma è il
caso di chiedersi se le due anime della band non possano trovare
migliore espressione incontrandosi a metà, non abbandonando comunque
del tutto quella vena viscerale e malevola che risulta al momento la
migliore immagine del gruppo.
Voto: ◆◆◆◇◇
Label: Ikebana
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