lunedì 25 marzo 2013

Le Maschere di Clara - L'Alveare (Recensione)

La mia anima è una misteriosa orchestra; non so quali strumenti suoni e strida dentro di me: corde e arpe, timballi e tamburi. Mi conosco come una sinfonia. (F. Pessoa)

Citazione che ben si presta a descrivere l'esperienza d'ascolto de L'Alveare

Venuto alla luce dopo due anni dal loro ultimo lavoro con collaborazioni speciali (Dave e Andrea Battistoni), L’alveare è di sicuro l’album della maturità de Le Maschere di Clara, senza dubbio un progetto originale, meditato e intriso di grandi emozioni, quelle che solo grandi nomi della nostra letteratura possono ancora dare.
Un concept album, un alveare, dove in ogni cella è perfettamente sistemato un grande autore, dalla Merini a Leopardi, da Pirandello a Calvino, senza ovviamente dimenticare il padre della lingua italiana, Dante.

Si ascoltano cosi nell’ordinato ronzio caotico, voci, sonorità classiche e graffianti distorsioni, che regalano   al noise quell’inquietudine che stupirà quanti avranno la fortuna di vedere un loro live.
Un album che già dal titolo comunica quanto lavoro e quanta armonia ci sia dietro ogni canzone, un lavoro non solo creativo, ma anche introspettivo. Introspezione che nasce dalla volontà del trio veronese, di individuare le ingiustizie umane ed i sentimenti che ne scaturiscono, per poi trasferirli in musica, sognando un miglioramento degli animi, confidando in un loro scuotimento all’ascolto di tracce che prendono forza ed acquistano potenza, non solo grazie “all’orchestra”, ma anche grazie a poesie ed opere che già in passato hanno dato grande prova di rinnovamento.

Si parte dunque dalla Merini con la sua Rasoi di Seta, stimolante inizio per l’anima che crede nella forza della poesia e della musica,  e ribelle incedere di batteria che solo alla fine lascia spazio ad un inaspettato “canto” di violini.
Ma la musica del trio non è solo “cura”, è anche disincanto dei sentimenti e in A Se Stesso Lorenzo Masotto con “i sogni chiusi a chiave …… nel silenzio del tramonto all’orizzonte” continua a gridare, a parlare e giudicare lasciandosi alla fine morire, mentre fuori ancora nevica a ritmo di chitarra e violino.

Si potrebbe parafrasare all’infinito su questo album, e ciò che ne verrebbe fuori sarebbe un messaggio intriso d’anima, un’anima che vaga tra i fantasmi del passato come la guerra (Forse il cuore e Se questo è un uomo), ma un passato che è sempre presente, e che nonostante tutto ci invita ad aprire gli occhi per imparare a vedere l’invisibile.
Fantasmi che, anche se impiegano molto a svanire giovano in queste tracce di grandi cori e grandi orchestre per assicurarsi uno stile unico che è tutto, ma non è classificabile, nè catalogabile nelle numerose celle alveari  dei vari generi, forse perché è semplicemente cuore.

E il cuore palpita alla grande in Satura grazie al drummer Bruce Turri , accompagnato da un sound elettronico (basso/ Lorenzo Masotto) – (violino elettrico/Laura Masotto) e sfiorati dall’orchestrale Battistoni.

Ma le parole incise che forse tutti dovremmo cogliere sono le ultime, quelle che grazie alla voce di un grandissimo Gassman e una stridente intro, chiuderanno l’opera e naturalmente porteranno al risultato che di album cosi folli se ne vedono davvero pochi in giro.
In conclusione,  “Anche la follia merita i suoi applausi”. (A. Merini)

Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Materiali Musicali

In Anteprima "A Se Stesso", traccia che anticipa l'uscita dell'album prevista per il 2 Aprile.
Un urlo di disillusione nei confronti dell'esistenza umana, ma anche la volontà di lottare con grande dignità.














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