La maestria di Teardo quale
artefice di colonne sonore riesce a sovrapporre anche a questo lavoro, non
concepito come sostrato sonoro di immagini, suggestioni visive riesumate tra le
curve del cervello. Come in una pellicola espressionista, è la linearità delle
forme a definire la bizzarria minacciosa tanto degli elementi naturali quanto
dei prodotti dell’ingegno umano. Le claustrofobiche stanze sbilenche di Rob
Wiene potrebbero essere spontaneamente infestate dall’eco avvolgente della voce
di Blixa Bargeld, mentre i carpacci slovacchi di Murnau propagano il rintocco
dei sibili post-industriali di Teardo.
Il Grand Tour di Bargeld, algido
esponente di un’aristocrazia spirituale della Mitteleuropa al suo crepuscolo,
muove dall’insinuante confessione di insufficienza linguistica di "Mi Scusi": il
fascino straniante dell’italiano incerto offre l’occasione per una beffarda
dichiarazione di minorità espressiva, attribuita argutamente anche agli studi
scolastici del latino a un livello cavernicolo.
Teardo colloca la vocalità del
teutonico in uno spazio scenico strutturato tra palpitazioni ovattate, crepitii
e gemiti d’archi; la teatralità del cabaret decadente si arricchisce di arpeggi
e accordi aperti nel collage multilinguistico di "Come Up And See Me", per poi
deformarsi nel grottesco richiamo di spelonca di Axolotl.
L’acuminato infiltrarsi della
lingua tedesca serpeggia su archi sotterranei in Buntmetalldiebe, ma si
ammansisce nell’inglese della title track e in quell’incantesimo imbevuto
ancora di oscurità germanica che è "Nocturnalie". Dopo il crooning
convenzionalmente romantico di "Alone With The Moon", in "What If…?" l’italiano
alieno introduce un blues postmoderno infestato di decadenza continentale.
Konjunktiv II svela giacimenti metalliferi dimenticati, minacciosamente
scintillanti nell’oscurità di "Nur Zur Erinnerung"; il connubio tra gli archi
filmici e la sommessa declamazione di Bargeld in "A Quiet Life" prelude
all’acquoso fluttuare di "Defenestrazioni", in cui la preminenza dell’elemento
linguistico acquisisce indiscussa evidenza.
Il miracolo della polilalia
eccezionalmente compiuto in questa Pentecoste laica svela la potenza intrinseca
del linguaggio, e al tempo stesso assimila l’atto dell’espressione verbale alla
qualità organica del suono; la riuscita dell’evento mirabile è tutta da
ascrivere all’unicità singolare delle individualità messe in gioco.
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Specula Records
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