Sappiamo degli alti e bassi della sua carriera e
delle doti di trasformista di Neil.
Partito con le sue country ballads alla fine
degli anni 60 ed autore di alcune perle preziose ("Harvest", "After The Goldrush", "Rust never sleeps", "On the beach", solo per
citarne alcuni ma anche "Deja Vu", in coabitazione con i suoi –ex- amici Crosby,
Stills & Nash) e passato per gli
esperimenti R’n’R ("Everybody’s rockin’”) ed elettronici ("Trans"), Neil che
spiazza tutti con dischi al limite dell’ignobile ("Landing on water" ad
esempio) per poi stupire nuovamente ("The Ragged Glory" e "Mirror Ball"), Neil che
da molti viene reputato il padre putativo del grunge.
Quel Neil che
affermava “once you're gone you can never come back, when you’re out of the blue and into the black” e “it’s better to
burn out than to fade away” ma che (thanks god of R&R) non è né bruciato né
svanito…
Ultimamente sta aprendo gli archivi, soprattutto
delle sue esibizioni live dei primi anni 70.
E allora dopo "Live at the Canterbury House 1968" e "Live al Massey Theatre" del 1971,
ecco questo "Live at The Cellar Door" (sarà un caso che l’anno dopo darà alle
stampe "The Needle and the Damage Done" che inizia proprio dal nome del locale: "I caught
you knockin' at my cellar door I love you, baby, can I have some more Ooh, ooh,
the damage done")
La domanda potrebbe sorgere spontanea: c’è
bisogno di dischi come "Live At The Cellar Door" a distanza di 40 e passa anni
dal giorno in cui i concerti si sono tenuti? Aggiunge qualcosa al mito di uno
dei più grandi artisti di tutti i tempi?
La risposta non può che essere affermativa e non
solo per i die-hard fans.
Si tratta di un collage dei 6 concerti che il
canadese ha tenuto appunto al Cellar Door di Washington D.C. a cavallo tra
novembre e dicembre del 1970 e Neil la sua “scimmietta” se la porta sulle
spalle; basta ascoltare la lunga e “dopata” introduzione di "Flying on the
ground is wrong" per rendersene conto (a proposito chi ricorda la grande cover
cantata dalla dolce Susanna Hoffs - una dei “braccialetti” di "Walk Like an Egyptian" - presente sull’album Rainy Day, supergruppo, come si diceva una
volta, composto da artisti del paisley underground?).
Neil si alterna alla chitarra e al piano
eseguendo brani tratti dalle sue prime opere.
Le chicche ci sono.
Una "Cinnamon Girl" acustica ed ineditamente
eseguita al piano oppure una versione di "Birds" da brividi ed ancora l’ inedita "Bad Fog of Loneliness" (ci sarà un motivo se lo avranno soprannominato The Loner) e
le prime esecuzioni di "Old Man" (che vedrà la luce su vinile l’anno successivo)
e "See the Sky About to Rain" (che verrà inclusa su "On The Beach", addirittura,
ben 3 anni dopo).
Ci sono poi, escursioni nell’esperienza con i
Buffalo Springfield ("Expecting to fly" e la già citata "Flying on the Ground is Wrong") e brani da "After the Gold Rush", appena uscito (la title-track, "Tell me
Why", una bellissima "Only Love Can Break Your Heart" che trova la sua giusta
dimensione nell’intimità del locale).
Insomma un documento che ci fa sperare che prima
o poi sta maledetta/benedetta time machine la inventino una volta per tutte,
per ritrovarci in un piccolo locale e restare rapiti davanti ad uno dei (più)
grandi di sempre.
Voto: ◆◆◆◇◇
- Label: Warner Bros
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