Umberto Palazzo e Il Santo Niente li conosciamo un pò tutti. Siamo qui per parlare della loro reincarnazione tex-mex le cui coordinate appaiono ben chiare in quelle del confine Stati Uniti-Messico. Superata la frontiera, ci ritroviamo tra mariachi, tequila e peyote, a vagare tra farabutti d'ogni genere, fino a giungere in un deserto infuocato, tra visioni del passato e del futuro. Tuco è il "brutto" del celebre film di Sergio Leone. Atmosfere desertiche per l'eterna lotta tra nord e sud. Nove tracce strumentali guidate in primis dalle chitarre di Palazzo e Alessio D'Onofrio ma anche da un'ottima sezione ritmica che pienamente descrive l'aspetto maledetto di tutta l'opera. Con grande maestria si creano sonorità e atmosfere tridimensionali nel trasportarci davvero in quello che è una via di mezzo tra un film di Leone e Rodriguez. Tuco riesce nella grande impresa di immergere stile e caratteristiche del post rock in un'ambientazione ben definita, come una grande cornice che ne delinei le tematiche. L'intero album è un racconto senza parole, inteso a narrare la lotta del Sud, la sua discriminazione e il senso di riscatto. Un disco che accompagna senza mai graffiare, perfetto per un viaggio in macchina, specialmente se nella discesa della penisola. In apertura, nella title track, già si mette mano alle pistole nell'attesa di estrarle in un duello in grande stile. Proseguendo "Gallinas Y Lagartos" e "Sciuorbazizi" ci portano tra cavalcate e bevute al bancone dei peggior bar dei Caracas, mentre con un occhio siamo intenti a osservare le puttane che ci ballano intorno e con l'altro gli avventori del locale che potrebbero decidere in qualsiasi momento di volere la nostra testa. Il surf de "Las Nuevas Fashion Chicas" è uno dei momenti più alti e movimentati: Tarantino ne sarebbe fiero. In "Ilusion" potremmo essere già scappati dalla città e vagare in preda alla droga a piedi nudi nella sabbia incandescente che poi è il sole a sfinirci e a farci perdere la cognizione della realtà ("El Sol De Hierro") "El Perdido" segna il senso di riscatto, a partire dalla sconfitta per poi arrivare alla rivoluzione ("Viva la Rivolucion") "Esto no Es El Final" ci accompagna, nella sua sfuriata post rock, alla fine, ai margini della frontiera. Scorrono i titoli di coda ma come dice anche il titolo questa non è la fine...
Un'opera di grande impatto e meritevole di avere un pubblico più grande, se non fosse così difficile da reperire. Per averla basta richiederla sul sito della band.
"Certo che me ne vado! Ma aspettando che il signore si ricordi di me, io Tuco Benedicto Pacifico Juan Maria Ramirez, ti voglio dire una cosa. Tu ti credi meglio di me, ma dalle nostre parti se uno non vuole morire di fame o fa il prete o fa il bandito. Tu hai scelto la tua strada, io ho scelto la mia..."
Label: Autoproduzione
Voto:◆◆◆◇◇
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