Gli ODM sono tornati con il loro quinto album dopo sette anni di pausa da "Take Me Away". È noto a tutti cos'è accaduto in questi sette anni, con l'esplosione de Il Teatro degli Orrori e i concerti/reading su Majakovskij. Quindi un gradito ritorno solo in parte, perché "A Better Man" più che essere un nuovo capitolo de "L'uomo a una dimensione" sembra tutt'altro, come se sette anni fa si fosse messo un punto e si fosse andati a capo. Perché allora pubblicare questo sotto il nome di One Dimensional Man? È chiaro, gli ODM hanno avuto un buon seguito dopo il successo dei TDO, quindi uscire con un album sotto un progetto nuovo non avrebbe avuto la stessa attesa di un nuovo lavoro degli ODM. E se si calcola che quest'album punta a varcare i confini italici, il cantato in inglese quindi gioca un ruolo essenziale.
Quest'album spiazzerà tante persone, forse catapulterà tanti nuovi sostenitori, ma c'è qualcosa che non funziona. La sensazione è quella di ascoltare un incrocio tra i TDO e gli ODM, cosa inevitabile, sia come crescita artistica sia come semplice spontaneità umana, ma il problema sostanziale sembra essere che i One Dimensional Man hanno perso per strada quella cattiveria a livello musicale che li aveva sempre distinti. Chi aveva amato la potenza di "You Kill Me" rimarrà deluso, perché riconoscerà che quel trio, voce/basso-chitarra e batteria oggi non ha più le caratteristiche di band d'assalto, che ti penetrava dentro dandoti un scossone devastante. Oggi i One Dimensional Man sono tutt'altra cosa, una band più aperta alle influeze esterne e si sente, sin dalla prima traccia che dà il nome all'album, con l'intro al pianoforte con la voce di Pierpaolo Capovilla decisamente cambiata, meno incisiva. "Fly" il secondo brano rappresenta la novità, bastano pochi minuti per accorgersi della mano calcata sulle sonorità elettroniche che arricchiscono il pezzo di elementi che non fanno far altro che storcere il naso. "A Measure of my breath" e "This Crazy" hanno il compito importante di farci tornare sui vecchi passi, per un attimo si pensa che sono toranti sul serio, ma basta una manciata di brani per accorgersi che non ci sono brani di punta, non c'è traccia di una canzone che ci porti ossessivamente a ripetere l'ascolto di questo "A Better Man", non ci sono più quei cavalli di battaglia come, "You Kill Me", "Tell Me Marie" o "Take Me Away". In questo "A Better Man" c'è poca incisività, l'unica sorpresa sembra il brano "Ever Sed" con Enrico Gabrielli, ed è tutto dire, come abbiamo avuto modo di dire in altre occasioni se non c'è lui nelle nuove uscite non c'è speranza? "Face on Breast" è una cover di Scott Walker dall'album "Tilt", forse l'unica vera sopresa di questo lavoro, che con l'ultimo brano "This Strange Disease" non si può far altro a stento di credere che anche i One Dimensional Man sono finiti.
Quest'album spiazzerà tante persone, forse catapulterà tanti nuovi sostenitori, ma c'è qualcosa che non funziona. La sensazione è quella di ascoltare un incrocio tra i TDO e gli ODM, cosa inevitabile, sia come crescita artistica sia come semplice spontaneità umana, ma il problema sostanziale sembra essere che i One Dimensional Man hanno perso per strada quella cattiveria a livello musicale che li aveva sempre distinti. Chi aveva amato la potenza di "You Kill Me" rimarrà deluso, perché riconoscerà che quel trio, voce/basso-chitarra e batteria oggi non ha più le caratteristiche di band d'assalto, che ti penetrava dentro dandoti un scossone devastante. Oggi i One Dimensional Man sono tutt'altra cosa, una band più aperta alle influeze esterne e si sente, sin dalla prima traccia che dà il nome all'album, con l'intro al pianoforte con la voce di Pierpaolo Capovilla decisamente cambiata, meno incisiva. "Fly" il secondo brano rappresenta la novità, bastano pochi minuti per accorgersi della mano calcata sulle sonorità elettroniche che arricchiscono il pezzo di elementi che non fanno far altro che storcere il naso. "A Measure of my breath" e "This Crazy" hanno il compito importante di farci tornare sui vecchi passi, per un attimo si pensa che sono toranti sul serio, ma basta una manciata di brani per accorgersi che non ci sono brani di punta, non c'è traccia di una canzone che ci porti ossessivamente a ripetere l'ascolto di questo "A Better Man", non ci sono più quei cavalli di battaglia come, "You Kill Me", "Tell Me Marie" o "Take Me Away". In questo "A Better Man" c'è poca incisività, l'unica sorpresa sembra il brano "Ever Sed" con Enrico Gabrielli, ed è tutto dire, come abbiamo avuto modo di dire in altre occasioni se non c'è lui nelle nuove uscite non c'è speranza? "Face on Breast" è una cover di Scott Walker dall'album "Tilt", forse l'unica vera sopresa di questo lavoro, che con l'ultimo brano "This Strange Disease" non si può far altro a stento di credere che anche i One Dimensional Man sono finiti.
Label: La Tempesta Dischi International/Universal
Voto: ◆◆◇◇◇
1 comments:
ah Giovanni... quanto hai ragione !!!
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