Non c’è nulla di dimenticato, stucchevole o ripetitivo nella magia strampalatamente prolissa dei pisani Zen Circus, il talento di cui sono grassi personaggi non gli ha dato mai alla testa e, alla ormai settima prova discografica il trio non ha più bisogno di dimostrare d’avere gusto e originalità da vendere nel confezionare piccole grandi gemme d’indie-rock bislacco, tenerone e bastonante, immateriale, le fa e basta; “Nati per subire” è l’ennesimo gioiellino creativo che nasce dalla passione e dagli infiniti rodaggi “on the road” (quasi mille concerti) che hanno visto Appino, Ufo e Karim QQRU sudare, dimagrirsi e crescere, dentro, fuori e sulle fibbie dello Stivale, Europa e Australia included tanto da consacrarsi solidamente come faro e luce dei maremoti underground di casa nostra.
Dopo “Andate tutti affanculo” la band torna a far esplodere l’underground con la passione e la coscienza di chi sa guardare e indagare tra gli spaccati di questo nostro Paese, allungano l’occhio tra le macerie e le ragnatele velenose che lo rivestono “Nati per subire”, “Nel paese che sembra una scarpa”; c’è anche malinconia e riflessione, ma sono le bordate potenti, sardoniche e pregnanti a fare il gioco duro della rabbia e duro il gioco elettrico della rivolta, dell’insoddisfazione collettiva dentro una merda di società non riciclabile che puzza, asfissia e uccide.
C’è la storia, sul filo ossesso di un basso oscuro, di “Franco” magazziniere rumeno al cospetto della notte, la desolazione umana e atmosferica della ballata “La democrazia semplicemente non funziona”, s’intravede in tutta la sua cinematica illusoria l’estate vista dalla parte di chi vive le ferie d’agosto “Milanesi al mare” o, spostandosi nell’indifferenza noiosa di una giornata qualunque, vuota e senza prospettive ci si trova a galleggiare nell’apatia totale descritta in “Il mattino ha l’oro in bocca”, in poche parole un album dall’anima tagliente, incline a non perdonare e a fare fuochi e lapilli con una svolta che ha raggiunto la sua vera “maggiore età” consapevole, scrollandosi di dosso l’armamentario di una “gioventù sonica” già passata e basata sull’impeto e sue pedaliere roventi.
Cantautorato e indisponenza indie a braccetto per sconvolgere l’esigenza di non essere come stampi seriali, e con loro, gli Zen Circus, tra le venosità della tracklist si appostano Dente, Giorgio Canali, Ministri, Alessandro Fiori, Il Pan del Diavolo, Manzan, Enrico Gabrielli, Francesco Motta (Criminal Jokers” e Tommaso Novi (Gatti Mezzi), la più bella baraonda sonora che si possa trovare in giro, tutti insieme o alternati per fare squadra insieme ai nostri pisani irrefrenabili, croce e delizia di cappa e spada della rivoluzione underground che grida a detrattori e viscidi potentati, a parte il titolo espresso, un sonoro e rinnovato “ANDATE TUTTI AFFANCULO”!
Voto: ◆◆◆◆◆
Label: La Tempesta Dischi
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