lunedì 25 febbraio 2013

The You And What Army Faction \ Silk 7” (Recensione)


Feedback, echi e rumori da un paese violato e violentato, la Grecia.
“The You and What Army Faction” è l’espressione artistica dell’inesprimibile. Definizione autoreferenziale di un quartetto, votato all’arte, che fa del paradosso il suo manifesto e del Punk un’attitudine.

Dopo un album full length, FIXX [2009] e un EP, VENT [Marzo 2012], arriva Silk e i suoi tre brani incisi sui solchi di un 7” heavy-weight vinyl, edizione limitata di 500 copie, con artwork e foto notevoli, a cura di TheSkyEtc.

Band totalmente visionaria che sfrutta i suoni per proiettare disagio e disappunto attraverso immagini profondamente antisociali, in movimento, che oscillano nel caos tra astrattismo e arte figurativa. La rappresentazione lisergica di momenti onirici, confusione tra incubi e realtà, è un punto di partenza per avvicinarsi e interpretare la loro musica. Certamente non facile o catchy, ma intensa, assolutamente sinistra, emotivamente violenta, costruita su feedback innaturali e voce spesso sbiascicata, quasi sussurrata su una stratificazione di suoni che portano con sé influenze deathrock, no wave/post-punk e jazz. I brani sono fortemente sperimentali, ascoltando "Silk", si ha la percezione di perdere consistenza e forma, come essere nel mezzo di una deflagrazione controllata e rallentata spasmodicamente all’inverosimile. Una progressione marcatamente jazz, cui si sovrappone una melodia slabbrata e carica di echi. Si precipita, moralmente e fisicamente nel fango: “Drag what's Left of my body in the mud” è lasciva e perversa, l’influenza jazz passa in secondo piano e la sensazione è quella di vagare sotto acido in un incubo surreale, con una colonna sonora deathrock che avvolge e rende poco nitido qualsiasi dettaglio attorno.

È un crescendo verso il basso, la puntina del giradischi scorre in direzione di “Keep calm, it’s only Deathneck” e la voce, ancora più soffocata e ossessiva, naviga nuovamente su una base industrial-jazz, trascinata inesorabilmente e con lentezza, nel vuoto. Splendido il cross fading tra suoni e feedback, prolungato fino alla fine del brano e interrotto da un rantolo, come un respiro di morte che decreta la fine del disco.

Un lavoro splendido, poco immediato, che non va considerato esclusivamente per la musica, ma va affrontato con uno sguardo più ampio, attraverso le immagini che le note delineano, ascolto dopo ascolto.

Voto: ◆◆◆◆◆
Label: GAB Productions





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