I Calibro 35 dopo il successo di "Ritornano quelli di..." album che li ha spinti fuori dai confini italiani, prima col far parte della colonna sonora di un film hollywoodiano "Red", per poi suonre dal vivo al SXSW Festival in Texas, registrano questo nuovo lavoro per l'appunto a Brooklyn in soli quattro giorni. Essere rappresentati all'estero da revival di questo tipo è stupefacente, grazie a musiche che storicamente sono state il fiore all'occhiello del cinema italiano anni '70. Ebbene, Tommaso Colliva (mente dietro le quinte), furbo come una volpe, non solo ha dato vita ad un side-project che si sta rivelando vincente, ma ci sta dando lezioni di stile andando a ripescare dagli anfratti di una cultura dimenticata, su cui pochi avrebbero scommesso. Merito anche dei musicisti di grande spessore, su cui si è potuto scommettere e portare avanti - nonostante altri impegni - questo gruppo strumentale, con un genere retroattivo da loro definito golden age soundtracks and original composition. Il disco si apre e si chiude con due brani che hanno come titolo il nome stesso dell'album, usato spesso nei titoli di coda dei film, in cui troviamo i quattro musicisti in grande forma, belli pimpanti in "Uh Ah Brr", un brano che potrebbe essere il simbolo assoluto della loro forza, che non ha bisogno di immagini e di supellettili per farsi apprezzare maggiormente. Ed è proprio con questo album che si giocano forse la carta vincente, in cui azzardano anche con un sitar in "New Dehli Deli", ai soliti flauto traverso, sax e tastiere di Enrico Gabrielli, le chitarre ben riverberate, accompagnati da una sezione ritmica basso e batteria su cui la band sprigiona tutto il suo potenziale. Non mancano le rivisitazioni, questa volta spettano a Piero Piccioni ed Ennio Morricone, nel brano "Passaggi nel tempo" ricco di suspense, e "New York New York". Uno dei pezzi che diverrà di sicuro di repertorio è "La Banda Del B.B.Q. (Brooklyn, Bronx, Queens)" in cui emerge tutto il potenziale di una band che ha ormai riversato sui 180 grammi dei vinili un tassello mancante di un vecchio mosaico. Citando a memoria Simon Reynolds - in un'era digitale dove tutto ci sembra atemporale - di sicuro in futuro questo lavoro servirà a rafforzare l'importanza storica di generi musicali che spesso restano abbandonati nelle pellicole. Il disco sembra terminare con "Pioggia di cemento", mentre i due brani restanti fungono quasi da bonus track, ma d'altronde la musica continua anche nei titoli di coda.
Musicisti del calibro loro altro non potrebbero essere che dei pistoleri spara proiettili a salve, di un remake che vogliamo vedere più spesso nei nostri palinsesti.
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Tennen Records / Venus Dischi
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