Un disco che guarda negli occhi del mondo e della società senza arrossire, che ti scava nella testa con la leggerezza di un soffiata di vento, che ti urla di non avere paura, testa alta e cuore aperto lungo i tortuosi sentieri della quotidianità; “Have no fear” è il terzo disco del collettivo internazionale The Mainstream, logos, incontro e consolidamento di un gruppo di musicisti provenienti da cinque paesi differenti , band che suona indie rapportandosi con tutti i respiri – o in parte – della musica degli insegnamenti, pop, rock, R&B, Soul, rap, gospel e via dicendo, tutto in uno stupendo mix in cui intervengono nella tracklist guest di grido a rafforzare quest’immensa sentimentalità altruista racchiusa in quindici tracce dal repeat incontrollabile.
Un gruppo continuamente in piena evoluzione creativa, e lo prova senza mezzi termini questo nuovo percorso, molto più concentrato, molto più rivolto alle centralità umane che agli arrivismi tecnici, uno spaziare – a ping pong – tra America ed Inghilterra, suoni in bianco e nero tali da abbracciare un mondo senza angoli e steccati, veramente rotondo come il sole o la luna; bello e di massimo rispetto, in grado di muoversi agilmente tra cuore e stomaco e rimbalzare poi nella testa come una dolce cannonata che ti fa risvegliare certi istinti positivi repressi dalla negatività del vivere contemporaneo.
Dicevamo quindici tracce ad espansione, che man mano gonfiano le prospettive d’ascolto regalando brividi e quadrature sonore immaginifiche, ascoltatevi tutto il lavoro magari partendo dalla “slittata” Southern della titletrack che ospita la cantautrice tedesca Synje Norland, passando poi per la linea d’ombra di un pianoforte ed archi sopra un rapporto d’amore finito “Close my eyes” tratteggiata dal folksinger – anch’esso tedesco - Huw Hamilton, provate a trovarvi a versare una stilla di lacrima sulla ballata che parla di sesso catodico “Taylor train” in compagnia del rapper Hollydish o pensare fitto in una notte insonne dentro “The melody” raccontata dal rapper californiano Shane; ma per andare a fondo nell’emozione totale, una full immersion nei fluidi caldi dell’album occorre toccare con mano e d orecchio “Africa”, col suo tribalismo innocente dalla parte dei bambini che la guerra la vivono ogni minuto dell’oggi, la ballata field “Lucky number 13” ricamata dal musicista cileno Felipe Sepulveda e la Deutschen Filmorchester Babelsberg e in tante altre “strette di cuore” che fanno ricchissimo questo pezzo di cielo registrato su plastica.
The Mainstrem, Joscha Blachnitzky voce, chitarra, pianoforte, Federico Malandrino chitarre, tastiere, Anton Stoger batteria, percussioni, drumloops, Pablo Ryan violino, Laurent Vianes basso: per tutto il resto basta cliccare e lasciarsi andare, non occorrono ulteriori parole recensorie, ci arrendiamo perché tutto quello che segue è solamente magia d’amore.
Voto: ◆◆◆◆◆
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