Un altro giorno felice per soffrire nel modo più dolce e doloroso possibile. La silenziosa lentezza con cui prendono vita queste piccole lame ghiacciate, fluttuanti verso il tuo viso, sfiorandoti, ustionandoti ancora una volta, scoprire di godere ad ogni tocco, non riuscire più a farne a meno, un altro giorno felice seduti a terra, in silenzio, ascoltando ad occhi chiusi, c'è Ólafur Arnalds!
Forse è una delle poche volte in cui un film viene concepito ispirandosi alla musica e non viceversa. “Another Happy Day” regia di Sam Levinson, con Demi Moore ed Ellen Barkin, un film ispirato, come confessa il regista, dalle sinfonie malinconiche del genio islandese Ólafur Arnalds. Quest'ultimo ci racconta la simpatica trama che ha portato alla realizzazione di questa grande colonna sonora: metà dicembre, una vacanza in Cina, una mail di Levinson all'artista ed una notte trascorsa al telefono. È grazie alla fantastica Ellen Barkin ed alla sua morbosa ossessione verso le composizioni del principe d'Islanda, che i produttori cedettero alla scelta di quest'ultimo facendo infuriare mamma Arnalds. Ólafur dovette comporre l'intera colonna sonora in sole due settimane; ergo natale rimandato.
Un ritorno alla classica di prim ordine, quasi nessuna intrusione elettronica, giusto una spolveratina in “The Land Of Nod” , forse. Si notano influenza sia dal precedente album sia dal collega di casa e tour Nils Frahm, approcciandosi in maniera molto più intima al suono, ricordando a tratti come logico che sia lavorando spesso fianco a fianco. Un ambient da brividi in “Before The Calm” disorientando l'ascoltatore, scomponendolo in piccoli frammenti per poi ricomporlo con la perfezione di un modellista in “Lynn's Theme”. Davvero piacevole. Naturalmente trattandosi di una colonna sonora l'album è in continuo conflitto, rendendolo imprevedibilmente sorprendente per i timpani meglio aguzzati. “The Wait” stende furtivamente degli equilibri di seta e petali, introducendo nella medesima scena “A Family stroll” e gran parte di “Poland” con degli arpeggi che sembrano uscire spontaneamente dallo stesso pianoforte. Quasi un'unica traccia fino agli inizi di “Out To Sea” bisogna pazientare un po', gli archi mutano in lupi che aspettano il momento giusto per azzannarci, (3:37) le urla, poi naturalmente il silenzio. Resuscitiamo ancora una volta “Autumn Day” per chi avesse dubbi fino alla fine, qui la firma è nitida Ólafur Arnalds. La traccia più lunga e forse anche la più cattiva di questa favola dell'orrore “Everything Must Change” una risposta a come impazzire di gioia mentre ti fanno a pezzi. Non sale più nessuno, neanche una nota, siamo pieni! La fine di una volpe che fugge con il nostro corpo tra le zanne, e la testa ancora sotto ipnosi per questo disco.
Un album naturalmente diverso, non aspettatevi esplosioni eclatanti, ma minuziose scintille. Ricordiamoci sempre che si tratta di un disco nato e cresciuto in due settimane, una nuova esperienza, un livello di pressione che avrebbe scalfito un gran numero di artisti, ma a quanto pare non il figliol prodigo d'Islanda. Ólafur Arnalds non è un pianista, non ha una tecnica magistrale, non è un maestro. Lui è il piano.
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Erased Tapes Record
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9 anni fa
1 comments:
This just in: Atli Örvarsson will be conducting the orchestra for my new album! He is a nice man who has made lots of nice music such as this beautiful piece from Babylon AD. I'm super honored to have him aboard in addition to Nico Muhly (orchestrations) and 28 members of the Icelandic Symphony Orchestra!
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