Sembra di stare ad ascoltare quegli allucinati Medicine Show che arrancavano per tutti gli States offrendo a voce serrata, prodigi, unguenti prodigiosi, crisi mistiche e rivolte di popolo nascoste dietro a pomate e filtri d’amore sciamanici; Tony La Muerte è italianissimo ma con la testa sta dentro la sua America di provincia, arsa, credulona, è un onemanband focoso e matto come un cavallo, ma si sa, i cavalli hanno molta saggezza in corpo ed in testa, suona come una matteria ambulante una chitarra resofonica e slide, batte come un ossesso un rullante a pedale e strapazza un organetto elettrico, uno spettacolo di suoni blues, southern, di frontiera che rincorrono gli urli e la giugulare gonfia dell’urgenza punk-Hc, un nostrano Eugene Huntz con la maledizione di un Eric Sardinas in miniatura.
“DimonioColombo” è il suo quindici tracce, il suo delirio fatto disco che quest’artista del clamore ci propone, ed è una calorosa sventagliata di sfoghi appassionati, nitroglicerina e nervi tesi, un happy riot sonico che colpisce in faccia come un cazzotto di prima mattina, una sequenza impressionante di bussi e controbussi che adrenalizzano pure l’aria circostante: un’uscita discografica che è subito proposta interessantissima, forte di un’abilità scenica e strumentale che mostra tutta la carnalità di un artista che non ama i preliminari, subito al centro della rabbia e di una dolcezza “a modo” che non passa inosservata, ma più che altro, udita.
Il Veneto La Muerte – tutto sommato – fa detonare ed esplodere un folk’n’roll stupendo per quanto sfrontato che prima ossessiona, poi se ricaricato un’altra volta sul carrello LG, mostra i denti e tutto il mood sanguigno che contiene a stento, e da lì poi passi una bell’oretta a giostrarti virtualmente tra ricordi di Shouters incalliti e lamette Wilkinson-Punk, indemoniato come pochi; di tranquillo e pacioso ci sono i 21 secondi di “Clap, bastardo,clap”, i 29 secondi di “Tramontana”, i 31 di pathos mescalinico “John”, poi partendo a caso dalla bella danza a cerchio disegnata in “Colombo” tutto prende fuoco, il bel fuoco sacrificale di “Elettrico”, “Verso la catastrofe” e l’intreccio di corde anfetaminiche che legano “Ho finito il sudoku”.
Si, questo dobro-man è proprio un cavallo pazzo, imbizzarrito e fuori regola, ma un cavallo su cui puntare per il futuro perché di “biada” né da a tanti, credete.
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Black Nutria Label
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