Le due tracce che compongono “Desert Beyond”, il nuovo Ep di ED, iniziano e finiscono bene, due pezzi che corrispondono ai luoghi visitati dall’artista, quei suoni inglesi da club, gli anni sessanta ammorbiditi da pop leggero e quieto e le sfide di chi caratterizza le emozioni come un lungo addio, magari attraverso le vetrate di una stazione della metropolitana oppure dietro ad un tavolino con una tazzina di caffè vuota e mesta al centro; quest’Ep forse è un assaggio di un nuovo disco che verrà, di una nuova esposizione poetica che questo cantautore porterà a compimento come una carezza data di prima mattina e che non troverà certamente opposizioni di sorta.
Sì, anni sessanta a tutto tondo, due ballate uggiose e delicate che legano intensamente e che emozionano per la loro friabilità al limite dell’impalpabilità, anche per quel brivido di abbandono psichedelico alla Byrds, Elliott Smith o Bright Eyes che si trascinano dietro come una dote innata; è un ascolto mid-acustico, rilassante e assolutamente riflessivo, che sa prendersi i suoi tempi, non corre e va in circolo come una tisana delle otto della sera, placido e rassicurante come un plaid in una notte di temporale; due tracce “contemplative” che fluttuano nell’aria d’ascolto come nuvolette di bambagia senza confini “Don’t shake you” o come una radiofonia notturna nel bel mezzo di un amore rattristato “Missing the point”, poi è l’immaginazione ed il trasporto che ci mette lo zampino, e tutto risulta ancor più leggiadro e senza peso.
Possono due tracce scardinare pochi minuti d’intimità personale? Certamente sì e con tutti gli accessori idonei tali da lasciare segni del loro tenue passaggio ovunque, e poi in questo panorama d’oggi sempre più frenetico e avulso sentire queste sensazioni concrete fa un dannato bene all’anima.
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Vulcano Phono Collective
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