Bisognava attendere il 23 marzo perché “le stelle raggiungessero l’abisso” e la Foolica le accogliesse, ma di sicuro aspettare ne è valsa la pena.
Un grande salto quello dei New Candys, che dura circa cinquanta minuti, tempo
che vi sembrerà interminabile se lascerete alle spalle la realtà che vi circonda.
A darvi una mano per affrontare al meglio questo onirico “trip” ci penseranno loro, basterà premere play e vi ritroverete in uno “stridente” vortice di psichedelia e garage, accompagnati da sitar, xilofono e percussioni.
A darvi una mano per affrontare al meglio questo onirico “trip” ci penseranno loro, basterà premere play e vi ritroverete in uno “stridente” vortice di psichedelia e garage, accompagnati da sitar, xilofono e percussioni.
Ad aprire l’album è “Hand Chain Dog”, forse
la traccia più cupa, in cui l’alternarsi tra basso e sitar abitua l’ascoltatore
al vero obiettivo dell’album : lasciarsi andare in un dualismo di buio e luce.
Dualismo e atmosfere mistiche che ritroviamo anche in “Sun is Gone (‘Till day returns)”, in cui non si può fare a meno di notare l’orientale intermittenza tra sitar e percussioni, ad evidenziare che il sole è andato, ma il giorno ritornerà.
Dualismo e atmosfere mistiche che ritroviamo anche in “Sun is Gone (‘Till day returns)”, in cui non si può fare a meno di notare l’orientale intermittenza tra sitar e percussioni, ad evidenziare che il sole è andato, ma il giorno ritornerà.
Sembrano dunque arrivati dal buio i quattro ragazzi di
Treviso, capaci di introdurti in atmosfere davvero lontane e surreali, ma anche
di riportarti alla luce. Sono tracce come “Dry Air Everywhere” che cambiano
decisamente marcia, che ti scuotono a suon di rock con acidissime chitarre, facendoti
riflettere se sei davvero a tuo agio nel posto in cui ti trovi.
E ancora potreste venire accolti dal vuoto in “Welcome To
The Void Temple”, ma titolo e sensazioni sono ovviamente un dolce ossimoro, perché sin
dalle prime note l’unica cosa che vi si presenterà sarà un’istantanea intrisa dello stesso senso melodico e sognante, che
solo lo shoegaze dei Jesus & Mary Chain sapeva evocare.
C’è spazio anche per dolci melodie da carillon, quelle di “Purple Turtle on Canvas” e “Butterfly Net”, che quasi ci riportano indietro nel tempo, magari quello dei Velvet Underground di Venus in Furs , sogno dal quale non avremmo mai voluto svegliarci. Non è un caso che le due tracce siano le ultime dell’album, quasi a chiudere questo viaggio attraverso l’affascinante universo dell’onirico, a chiudere il cerchio del mistero e dell’inquietudine, sapientemente mixato da Ballarin e Moretti e masterizzato da Jon Astley .
Un universo in cui ti senti in trappola una volta dentro, da cui vorresti sì uscire, ma una volta fuori, non vedi l’ora di premere rewind e ricominciare a perderti.
Non è forse questo lo scopo dell’album? C’è spazio anche per dolci melodie da carillon, quelle di “Purple Turtle on Canvas” e “Butterfly Net”, che quasi ci riportano indietro nel tempo, magari quello dei Velvet Underground di Venus in Furs , sogno dal quale non avremmo mai voluto svegliarci. Non è un caso che le due tracce siano le ultime dell’album, quasi a chiudere questo viaggio attraverso l’affascinante universo dell’onirico, a chiudere il cerchio del mistero e dell’inquietudine, sapientemente mixato da Ballarin e Moretti e masterizzato da Jon Astley .
Un universo in cui ti senti in trappola una volta dentro, da cui vorresti sì uscire, ma una volta fuori, non vedi l’ora di premere rewind e ricominciare a perderti.
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Foolica Records
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