La “Bambina” del disco d' esordio è cresciuta e, dopo aver attraversato il mare, accorgendosi che la sua acqua non si può bere, approda, dopo un silenzio lungo 4 anni, al suo terzo album. Un approdo “purificatore”, visto che il titolo è “La Guarigione”.
Veronica Marchi, giovane cantautrice veronese con all’attivo anche
alcune prove con il gruppo MARYPOSH, ci propone con questa che è la sua
3ª opera, un disco composito, eterogeneo.
Accanto a canzoni più “convenzionali”, trovano spazio
brani più sperimentali e forse di presa meno immediata ma che si insinuano e, ascolto dopo ascolto, non ti lasciano più.
Tutti i brani sono legati da un unico filo conduttore: liriche
molto ispirate e mai banali (nemmeno nelle precedenti lo erano state, a dir la
verità) e musica minimale, mai invadente sempre lì al servizio della voce e
delle parole della dolce Veronica.
“La Guarigione” si apre con una tripletta da far invidia ai migliori centravanti;
3 colpi ben assestati che da soli giustificherebbero l’ascolto e, soprattutto,
l’acquisto del disco.
Si
parte con “Passanti Distratti” con il suo “catastrofismo” che culmina
nella speranza del “coraggio”: “Gli aerei che cadono, le rockstar che
muoiono/I treni deragliano, i palazzi che crollano/Le auto si incendiano, a
Torino piove da lunedì/E piove coraggio”.
Il
secondo “goal”, Veronica lo segna con “Così Come Mi Vedi”, che potrebbe
essere il naturale singolo, carico delle
“confessioni” di Veronica: “Ho fatto le mie considerazioni/Ho preso le
distanze da chi non si sa decidere/E ad essere sinceri non ci ho guadagnato
niente/Solamente questa musica misera” si potrebbe dire che sia stata la
musica a guadagnare un' eccellente cantautrice.
La “goaleada” si completa con la title-track “E poi le
cose accadono nel mezzo di un percorso / lasciando dietro se quel gusto amaro
del rimorso / di tutte quelle cose che volevi e non hai fatto / di tutte quelle
cose che pensavi e non hai detto…e penso che ti aspetterò / e penso a te, non
tornerò / e penso che pensando io non guarirò”.
Brano dolcissimo e bellissimo in cui Veronica tira le somme della
sua (giovanissima) esistenza.
Il resto del disco scorre via che è un piacere, così come scorre
il “Tempo” (“dimmi se c’è tempo, ancora tempo per un tempo giusto”)
oppure l’ “Acqua” che “ipnotizza, è sempre uguale e mai la stessa”.
“Solo Un Incubo” con il suo incalzare retrò ci invita a
riflettere; quanti di noi non hanno, almeno una volta nella vita, detto: “io
non volevo, io non capivo, io non sapevo, svegliatemi e ditemi che è stato solo
un incubo”, mentre con la successiva, Veronica ci avverte che “La
Simbiosi Ha Il Passo Di Un Gatto” (se ci fosse un premio per la
canzone con il titolo più originale - e
criptico - se lo aggiudicherebbe senz’altro) ma anche che “la solitudine è
una serpe silenziosa”.
Allora a “Piedi Nudi” “in questa terra senza nome”
ci avviamo alla conclusione di quest’opera da incorniciare che trova compimento
nella leggera spensieratezza pop de “La Passeggiata”, con tanto di (malinconica) ghost track.
In conclusione, continua l’evoluzione di Veronica la quale, oltre
che avere una voce tra le migliori del panorama italiano, brava, testarda e
coraggiosa cantautrice lo è da sempre e, a differenza di quanto canta nella canzone
posta in apertura, non dovrà aspettare “un giorno” per diventare una grande scrittrice
perché lo è già e, qualora ce ne fosse bisogno, questo album ce lo dimostra
alla grande…
Voto: ◆◆◆◆◇
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Cabezon Records
0 comments:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.