Thegiornalisti - Vecchio (Recensione)

Mi piace essere sincera, dunque tenterò di non cadere nel finto buonismo (di cui spesso pecco anche io, Dio mi perdoni) che solitamente pervade la recensione di un artista indi(e)pendente quasi-affermato. Dei Thegiornalisti ho apprezzato moltissimo l'esordio (leggi qui la recensione) e, sinceramente, una cosa come Vecchio io non me l’aspettavo.

Il trio romano smarrisce un po’ la strada di casa, perdendosi dietro l’effimero fascino e il meraviglioso piattume del cantautorato, dimenticandosi che così si nasce e non si diventa. Il risultato è certamente più elegante, raffinato e maturo, ma è una bella donna senza volto, forse destinata a finire nel dimenticatoio di quel neoclassicismo musicale che influenza una buona parte dei nostri odierni ascolti. Ciò non toglie ovviamente che le liriche siano bellissime e le canzoni gradevoli, con la loro atmosfera che sa di polvere, fumo e piedi pestati a ritmo di jazz. Il disco è un taglia-e-cuci di stoffe tarlate che insieme mettono su un patchwork di discreta fattura, di quelli che vedi sui letti delle case di campagna. Sono note che escono dalla valigia di cartone di un viaggiatore del tempo addormentato in un caffè concerto di periferia. Per cogliere la bellezza non immediata di questo disco è necessario qualche ascolto in più, ecco. E se rispolverare roba vecchia può sembrare una scelta azzardata e/o coraggiosa io dico che questi ragazzi invece sono furbi, più furbi di noi che blateriamo senza senso sulla musica che fanno. Queste sono canzoni per barboni con un tetto sulla testa e sandali nuovi ai piedi, per quelli che sanno tutti i film di Fellini, citano De Andrè e si fanno i cannoni, per i finti intellettuali, gli occhiali alla John Lennon e i capelli lunghi. Guardati intorno e inizia a contare. E quando non ti bastano più le dita, abbi il coraggio di chiamarli fessi.

Voto:◆◆◆◇◇

Label: Boombica