Spesso mancano le parole, quando la musica è talmente intensa da trascinarti in una sorta di vortice afasico, quando tutto sembra fermare i battiti cardiaci e ti lasci andare alla potenza delle cantilene. Tra rintocchi accorati di piano, banjo, mandola, sorde batterie e folk rock isolano, la fortuna ragusana chiamata Gentless3 imbarca su una nuova, seconda avventura iniziata quest'estate al Teatro Coppola di Catania. Complici amici musicisti di altissimo livello come Francesco Cantone (ex Twig Infection, Tellaro, Colapesce) nonchè Joe Lally, storico bassista dei Fugazi e membri irrinunciabili dell'Arsenale, come l'illustre Cesare Basile. Già dall'artwork baudelairiano da spleen, si può intuire tutta la magnificenza di questo capolavoro, sicuramente più variegato e interessante del precedente e tuttavia seminale I've Buried Your Shoes Down By The Garden; il modulato dismesso ma sempre romantico di Carlo Natoli permea 12 serenate che forse dire toccanti è poco, accompagnato a lunghe riprese dalle backing vocals di Sebastiano Cataudo e Sergio Occhipinti. Ed è subito facile perdersi dentro aure talmente intimistiche che quasi si stenta a credere possano uscire dalle sole mani di un trio, che si lascia pure andare alla forma parlata e agli strumentali, presenti in "Jellyfish", "March e Another Ghost World", mentre fanno la loro comparsa anche "Letters From A New Form" e "My Father Moved Through Dooms Of Love", ballate folk atipiche dall'intro lenta che però presto ascende a una maggior potenza, avvinghiandosi dentro spirali di irresistibile post-rock. Ma poi sbattiamo contro una parete di lirismo tradizionale che ci fa pensare che forse il Medioevo non se n'è mai andato; vedi "V For Vittoria e A New Spell", quest'ultima insieme a "Saved" tra le più incisive e sentimentali dell'album. Subentra, senza troppo farsi attendere, la dolcissima "Destination Unknown", coronata da un trittico di mandolino, piano e distorsione elettrica. "Cardgame", a sua volta, è eterea e corale, nell'intento stilistico di questo lavoro che vuole dotarsi di tutti gli strumenti a disposizione della musicalità, in particolar modo dell'estrema duttilità della voce. La vera sorpresa è però senza dubbio rappresentata da "Ellis Island", una ghost track appositamente dedicata a uno degli ultimi padri spirituali del folk-songwriting americano, Elliott Smith. Inutile quindi nascondere il manifesto apprezzamento che Carlo provi per scene alternative a Boston, Louisville, Portland, e tutte quelle piccole "shiny towns" che hanno sfornato band di rara bellezza compositiva quali Codeine, Slint, June Of 44, Don Caballero, Karate, Come. Da esse, i Gentless3 sanno mutuare le chiare idee math-rock del gusto per la ritmica convulsa, disomogenea, e tuttavia polarizzarle nell'universo ibleo di una Sicilia che può anche fregiarsi dei suoi vessilli da terra bruciata, ma certo non artisticamente arida.
E allora, sussurri e fughe sgangherate di lamenti attivi invitano a non dire altro su questo incredibile compendio melodico, il quale con ogni probabilità, sarà il compagno perfetto nelle fredde sere d'inverno.
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Viceversa/Audioglobe
E allora, sussurri e fughe sgangherate di lamenti attivi invitano a non dire altro su questo incredibile compendio melodico, il quale con ogni probabilità, sarà il compagno perfetto nelle fredde sere d'inverno.
Voto: ◆◆◆◆◇
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