Ce ne fossero di pecore nere così. L'esordio full lenght de Gli Sportivi me lo immaginavo sulla falsariga degli Offlaga Disco Pax e di tutti i gruppi da lì in avanti sorti sull'onda lunga del loro successo (non me ne vogliano Massimo Volume et similia ma sono Max Collini e compagni ad aver riportato in auge il trend del reading), ingannato da un nome che ritenevo più adatto a quel tipo di sonorità, ma i titoli in inglese mi han fatto ricredere subito e già alla prima traccia “Gimme Gimme Your Hand” si capisce che i riferimenti sono puramente rock'n'roll, aggiornando suoni anni 70 ad un immaginario che pesca anche dalla sfrontatezza del garage rock britannico.
Sarebbe un errore
sbolognare queste 8 tracce come semplice e puro rock, veloce e
d'impatto, il che non sarebbe neanche così male come definizione: è
vero che le strutture che stanno dietro ai pezzi del duo formato da
Lorenzo Petri (chitarra e voce) e Nicola Zanetti (batteria) non sono
le più articolate sentite negli ultimi anni, ma il funk che si
insinua in “Talking About” (a cui un basso più presente avrebbe
garantito maggiore incisività) e le influenze mudhoneyiane della
conclusiva “Commit Suicide” garantiscono un minimo di varietà
all'album. E' facendo attenzione a ciò che si nasconde sotto la
superficie scanzonata però che ci si accorge del reale valore della
band, soprattutto a livello chitarristico: brani piacevoli ma tutto
sommato non indimenticabili come l'opening track, “I'm A Cop” o
la scheggia “Go Back” sono portati ad un livello più alto da
invenzioni della 6 corde, che passano da un semplice utilizzo
azzeccato del wah nella seconda traccia al reverse utilizzato con
parsimonia e senza sfoggio di tecnicismi inutili, per concludere con
i ritornelli tellurici dell'ultimo pezzo di questa triade. La
batteria da par suo svolge ottimamente il compito, sfogando la fame
d'improvvisazione nella già citata “Talking About” e mostrandosi
a suo agio anche quando il ritmo rallenta, come nella tranquilla ed
intensa “How Does It Feel”, dove Gli Sportivi lasciano
intravedere eredità nineties fin lì ben nascoste. Qualche sbavatura
c'è (la poca verve della scialba “Black Cat” in particolare), ma
l'energia del duo è contagiosa e fa passare sopra ai difetti minori,
soprattutto quando si sfoga in pieno nell'esplosiva “I'm Going To
Mexico”, pezzo al fulmicotone granitico nel suo incedere ruvido e
grezzo.
F
orse le 4 stelle del voto qui sotto sono troppe per il duo, ma 3 sarebbero state sicuramente troppe poche. A voi valutare quanto le piccole sfumature di personalità infilate in una veste rock'n'roll non originalissima contino nella vostra scala personale, io il mio parere l'ho dato e spero di vedere se questa miscela esplosiva si dimostra tale anche dal vivo.
orse le 4 stelle del voto qui sotto sono troppe per il duo, ma 3 sarebbero state sicuramente troppe poche. A voi valutare quanto le piccole sfumature di personalità infilate in una veste rock'n'roll non originalissima contino nella vostra scala personale, io il mio parere l'ho dato e spero di vedere se questa miscela esplosiva si dimostra tale anche dal vivo.
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Flue Records
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