Cercare di classificare in un genere un album è solitamente la prima cosa che provo a fare quando ascolto un disco da recensire, giusto per “facilitarmi” il campo per così dire. A volte non ci riesco, o perchè non capisco un cazzo del genere o perchè l'autore ha semplicemente tirato fuori dal cilindro qualcosa di difficilmente classificabile, e può capitare sia nel bene che nel male. Nel caso di Cabeki, al secolo il polistrumentista Andrea Faccioli, la classificazione è impensabile e l'effetto finale è assolutamente positivo.
Sospeso fra chitarre
folk, inserti elettronici, violini struggenti ed atmosfere da film
Andrea crea un mondo tutto suo, passando fra i saloon psichedelici di
“Fra Elettrodi Di Seta Blu” frequentati anche da Samuel Katarro
qualche tempo fa, atmosfere degne del miglior post rock in “La
Diapositiva Si Ricorda”, connubi di sonorità rarefatte che evocano
le immagini di malinconici vicoli parigini miste a ricordi di colonne
sonore italiane degli anni 70 in “Il Necessario Ritorno”. E
molto, molto altro. Lo struggente arpeggio di “Verso Il Ronzio
Remoto”, unito alla tristezza evocata dai violini e da una chitarra
distorta reverberatissima, cala una coltre scura sui pensieri
magistralmente fatta scivolare via da un arpeggio finale solare ed
assolutamente naturale nella sua evoluzione, ed è forse il vero
capolavoro di un disco che fra pezzi folk che sfociano in distorsioni
quasi noise (“Di Un Ingranaggio Che Si Perde”) e malinconici
blues sporcati da rasoiate elettroniche in sottofondo (“La Bellezza
Pura E Sterile Della Semplice Ruota”) si concede anche il finale
epico di “L'Ultimo Degli Uomini”, degna della scena finale di uno
spaghetti western (e che il carillon alla fine sia un modo per
omaggiare indirettamente le colonne sonore di Ennio Morricone tramite
un cinefilo rimando a Per Qualche Dollaro In Più?).
Un disco che prende
sempre più man mano che lo si ascolta, stupiti sia dalla fantasia
geniale di certe invenzioni che dalla perfetta semplicità di altre:
perchè Una Macchina Celibe è un album che sorprende anche quando le
cose non sono per forza stratificate, che osa con misura e capacità.
E che dona sensazioni che rimangono.
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Tannen Records
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