Non c’è proprio nulla
da fare, più lo si crede ad un passo dall’abdicare e a godere la meritatissima
pensione d’oro e qualcos’altro, dopo aver toccato cieli insondabili e crateri
abissali, droghe e rinascite, e più si rimaterializza. Iguana Iggy Pop torna con gli indimenticabili Stooges a bacchettare con grandi lezioni di stile il rock mondiale,
e non lo fa come potrebbe credersi con i sermoni meditabondi dei buoni
proposti, ma con l’arroganza di una sempre sua nuova gioventù, che, nonostante
i suoi sessantasei anni è lì, ancora a tormentare di grande rock-garage il
globo intero e la storia della musica.
Con un fisico pelle
ossa e i capelli biondi per l’effetto dell’acqua ossigenata, l’ossesso per
eccellenza con i suo ritrovati masnadieri di una vita scapestrata e ribelle
arriva col nuovo disco “Ready To Die”,
l’ennesimo capitolo di un artista che ha molto sangue ancora da versare per la
causa del rockerama generale, ancora molto da scatenare: undici tracce a ganassa
stretta, una dimensione canaglia in cui l’artista americano pare fregarsene – e
lo fa certamente – dell’età che a questo punto è solamente una fisima
anagrafica, e lo si sente da questo disco affamato di elettricità e di volumi
altimetrici, dal morso blindato di ballate e corse all’affanno che in poco più
di trentasei minuti spaccano cuore e loud, l’accoppiata vincente con la quale
Iggy ha sempre fatto tesoro e marchio.
Tracklist di “boom riff”
e ballatone toccasana per l’udito, un Iggy Pop che pare ritornare alla gioventù
Detroitiana della sua era, l’incazzatura iconoclasta che ustiona “Burn”, la coscienza sociale allarmata “Job”, “Gun”, i denti
scoperti sugli anni 50/60 al vetriolo “Dirty
Real” e “DD’s” e quell’assolo di
chitarra che entra nelle viscere e ci si rivolta a mò di verme solitario “Beat That Guy”, l’unghiata profonda di una figura basica dell’evoluzione
pancreatica del rock dei primordi e che approda al nuovo millennio con la
potenza maledetta – al contrario di quella perbenista e trendy delle nuove
ondate – per restarci ancora, a tempo indeterminato.
Vecchietti un cazzo
viene da dire, qui la classe sporca ma non deteriorata è alla gamma delle mega
creazioni, loro lo sanno e fanno finta di nulla anzi titolano il disco “pronti
a morire” come a scarnificare l’immaginazione collettiva del tempo che scorre
inesorabile, e magari qualche povero idiota ci va pure a credere come se non
sapesse che l’Iguana è morto mille volte e mille volte + una è sempre
resuscitato. Povero idiota veramente chi lo crede.
Chi cerca un qualcosa
di selvaggio è il benvenuto!
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Fat
Possum Records
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