La loro idea è stata quella di combinare le migliori espressioni indie e quel tratteggio vanesio psicotropo per fonderle insieme in un genere musicale ibrido, una soglia d’ascolto che recupera freschezza e affina una formula dalle cromaticità bluette, a metà strada tra melanconia e riverniciate immediate verso il luogo musicale per antonomasia, la Terra d’Albione.
“Shoreline” è il debutto dei veneti Lazy Deazy, triangolazione sonica che in questo loro primo passo
ufficiale mette tutta la loro indipendenza in un cinque tracce per niente male,
magari con angoli ancora da smussare e limare, ma che trascina a dovere gli
ascolti a smarrirsi in dolci ondate elettriche come travolti in un pop
perfetto, tracce che una volta uscite dallo stereo fanno direttamente sound
senza aspettare suite o intro che non fanno altro che innervosire le
aspettative; sensazioni, emozioni, guadi e bilance per un debutto che – specie
nella scrittura – evidenzia una capacità sorprendente in rapporto all’età dei suoi
autori, e tutto senza trucchi e senza inganni, poche cose ma sincere, pochi o
nulli momenti di schizofrenia, molto lo smalto che man mano viene allo
scoperto.
Allo scalino degli anni
00, sentire girare ancora questi sound, da una parte gratifica l’orecchio e
dall’altra fanno ben sperare che ancora non tutto sia in stato putrefattivo, un
senso pieno di immaginazione e goduria che gli LD infondono dall’apertura alla
chiusura di questa manciata di minuti sonori, suoni incastrati e ben definiti,
il passo banderuolo alla White Stripes
“Breakout”, il pop alla Avi Buffalo
che sculetta in “Sevilla”, gli anni Novanta Pumpkinsiani che annebbiano la
bellissima “All Tomorrow’s Lies” o
il romanticismo beat since 60’s slow che striscia “Venice, Tonight”; si, effettivamente poche cose ma fatte bene,
nessun cortocircuito a far da padrone ed un generoso compendio generale che
dimensiona una band nell’atto di lievitare in poco tempo, come rassettato
nell’organo e nel running epico e pastorale che “Sometimes” – la traccia di chiusura – si porta trascinando le
tricologie arruffate di un Robert Smith
in fregola pop-tunes.
Tutto sommato, i Lazy
Deazy passano il turno!
Voto: ◆◆◆◇◇
Label: Yaiag Records
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