Urali è il moniker, progetto
estemporaneo, divertissement, one-man band o “chiamatelocomevipare”
di Ivan Tonelli, deus ex machina dell’etichetta riminese Stop!Records , ovvero la casa famiglia di
Girless & The Orphan, Delay House, Mary In June e una carrellata
di altre band che andrebbero approfondite da tutti voi ustionati
dallo schermo di un PC, se non almeno per dovere morale verso la
vostra coscienza critica e musicale.
Proprio dalle desolate spiagge
invernali della riviera romagnola, il mare in risacca sputa fuori
questo disco solitario ricolmo di feedback e malinconia a palate in
pieno volto.
Bastano una chitarra, un filotto di
distorsori e un adunata di amplificatori per innalzare un piccolo
muretto da spiaggia desolata su cui si attaccano, con l'indissolubile
legame proteico delle cozze al proprio scoglio, questi brevi
frangenti di ordinaria solitudine.
Un cerchio che si apre e chiude nel
giro di otto tracce, partendo da una base acustica (“The Flux”)
che abbraccia queste solitarie visioni oniriche spinte da una leggera
brezza di Smashing Pumpkins da cameretta, in cui noise, accenni drone
e semplici intrecci di chitarra elettrica generano onde anomale di
tumulti interiori (“The War” o le minacciose pieghe Industrial di
“The Farewell”), gentili armonie elettriche (“The City” e
“The Place”), fino ad infrangersi contro gli immobili scogli dei
ricordi (“The End Of All The Things We Knew”).
“The Town” chiude il breve, ma
intenso giro in pattino, attraverso la rilettura acustica di “The
City”, qui intrisa della stessa gentilezza di un sasso lanciato nel
mare in tempesta.
Divertimento sì, ma tra i lidi
frastagliati di Urali si gioca a nervi scoperti.
Label: Autoprodotto
1 comments:
Ma non si capisce un cazzo! Scrivi meglio!
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