I Crayon Made Army sono un
collettivo elettronico umbro formato da tre elementi (più
l'aggiunta, sul disco, della chitarra di Maarten Vos dei Woodkid), e
Flags è il loro esordio. In bilico fra atmosfere acustiche evocate
dalla chitarra ed algide suggestioni elettroniche create dai synth la
band cerca di destreggiarsi in un mix curioso ma che, alla prova dei
fatti, presenta più di un difetto.
Il primo ascolto è stato
abbastanza straniante, vuoi per la nevicata che mi sono beccato
mentre andavo a fare le prove col gruppo (che mi ha fatto scambiare i
rumori di sottofondo della rilassante “Hylum” per preoccupanti
derive grandinistiche, evviva le parole inventate) ma, soprattutto,
per il fatto che il susseguirsi delle canzoni mi avesse lasciato ben
poco nelle orecchie. Nonostante una certa orecchiabilità infatti
Flags è un disco più ostico del previsto, formato da piccoli
elementi che ci mettono un po' a risaltare e che pertanto al primo
ascolto mi hanno lasciato l'impressione non certo piacevole di
trovarmi di fronte ad un disco monocorde. Non aiuta da questo punto
di vista il cantato, piacevole in alcune sue derive (penso
all'azzeccato saliscendi delle strofe della omonima “Crayon Made
Army”, uno dei pezzi migliori del lotto anche musicalmente con la
sua atmosfera intrisa di malinconia) ma troppo spesso ancorato ad un
tono quasi sussurrato che fatica ad emergere nell'insieme. E' solo
dopo qualche ascolto perciò che ci si accorge di brani come “Plane
And Sea”, inizialmente centrata su un piacevole arpeggio di
chitarra su cui pian piano inserti elettronici ed archi si appoggiano
a riempire efficacemente il tutto, o come “Breathe Me In”, forse
il brano più azzeccato fra quelli in cui il trio alza i bpm
lasciando sfogare maggiormente la vocazione elettronica. Pur
mantenendo una discreta varietà di fondo i Crayon Made Army
prediligono le atmosfere tranquille, tanto che brani più ritmati
come il duo “Priceless”-”Here” stonano un po' con le
piacevoli orchestrazioni dei brani più lievi: anche fra questi però
c'è qualche passo falso, e la chiusura con la piuttosto anonima
“Azimuth” è lì a dimostrarlo, chiudendo con un mezzo passo
falso un disco che si era invece aperto in maniera tutt'altro che
banale con una “Welcome Back” solare ed ariosa.
Ai Crayon Made Army non manca il
mestiere, dimostrato ampiamente negli 11 brani del disco, bensì
l'emozione: Flags manca di calore, e le emozioni vengono così
centellinate fra pochi brani avvolgenti a cui la componente acustica
dona uno spessore che altrove viene a mancare. Interessanti ma ancora
acerbi, vedremo in futuro quale direzione deciderà di prendere la
formazione umbra.
Voto: ◆◆◆◇◇
Label: Autoproduzione
Label: Autoproduzione
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