Oggi voglio parlarvi di un disco dell'anno scorso. Gli Eva Mon Amour sono una di quelle band di cui è facile innamorarsi al primo ascolto. Il loro secondo album “La Doccia non è gratis” esce a breve distanza dal loro esordio discografico “Senza niente addosso” e fotografa una realtà ben precisa, attraverso liriche agrodolci e ispirate, sincere a volte disilluse, quasi a voler porre una visione allegorica di ciò che potrebbero essere i rapporti che si instaurano tra i singoli all'interno della società. La loro musica è quella che fa del rock, del blues e della psichedelia una perfetta commistione. Una passionalità intrecciata ad una forte vena pop che rende l'album un prodotto molto accessibile, ma mai scontato, nel quale non si può assolutamente parlare di trascuratezza creativa. Parole non dette, altre dette in promesse difficili da mantenere (l'ironica ninna nanna“Prometto”), rimpianti srotolati come sfoghi nei quali vi si sforza di suscitare un sorriso forzato tramite un sarcasmo e un’ironia a volte volutamente qualunquistici (“Potevamo prenderci per mano, ma tu la mano l'hai nascosta nella tasca. Potevamo prenderci per culo, ma tu il culo l’hai nascosto sulla faccia...”). Rari i momenti strumentali, un album raccontato dalla voce del frontman Emanuele Colandrea che a sua detta si è “iscritto ad un corso di respirazione per logorroici cronici”, per ovviare alla parlantina. Vi è un intimismo in queste undici tracce che, anche se apertamente non commuove, spiazza, suscitando momenti di riflessione e smuovendo dall'interno. Il cuore salta un battito, il corpo ride ma poi si pensa a quanta malinconia vi sia e allora vi si chiude in se stessi. Dopo non molto, però, arriva la speranza, un altro dei temi fondamentali della “Doccia non è gratis”. Perché sì, gli amori e i rapporti terminano ma in ogni caso sono stati vissuti e nessuno ci impedisce di andare avanti e instaurarne di nuovi. E poi vi sono gli amici con i quali ci si riunisce e gioca a poker, mettendo sul piatto anche animali domestici quando si è a corto di liquidi (“Ho perso il tuo cane a poker”). Molte figure che emergono in questo disco, come quella della precarietà lavorativa del trentenne a fare i conti col futuro, inizialmente possono essermi apparse inflazionate. Ma la sincerità con la quale viene disposto il tutto e la pulizia sintattica e sonora di questo disco, mi ha convinto pienamente. Gli Eva vogliono ricordarci che non solo attraverso rabbia e frustrazione si può manifestare contro tutto ciò che non va nella vita. Ma anche con la poesia, la musica e l'arte. Preferendo esorcizzare le proprie insicurezze o mancanze, attraverso l'ironia, che per quanto può esser mista ad amarezza, appare in ogni caso pungente ed emozionante, ricordandoci, sopratutto, che “l'amore non fa rima solo con amore. Ma pure con albergo a ore”.
Label: 29Records/CNI/Believe
Voto:◆◆◆◇◇
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