domenica 17 aprile 2011

Hauschka - Salon des Amateurs (Recensione)

Immaginate di essere un topolino bianco da laboratorio, all'interno di un labirinto pieno di luci colorate intermittenti e suoni pungenti. Il gioco naturalmente consiste nel trovare la via d'uscita avendo circa quaranta minuti a disposizione. I primi venti minuti sono molto divertenti e sono anche freschi di energia, ma poco più tardi inizia a prendermi una leggera ansia che va crescendo con il passare dei minuti fino a diventare vero e proprio panico! TaxiTaxi!!! portami via dai questo labirinto prima che i miei nervi crollino!

L'architetto in grado di creare questo labirinto della psiche si chiama Volker Bertelmann alias “Hauschka”, naturalmente per costruire una struttura così innovativa ci sono voluti degli ottimi assistenti: Joey Burns e John Convertino dei Calexico, e Samuli Kosminen batterista dei Múm. Il nome di questa trappola mentale si chiama “Salon Des Amateurs”.
Volker Bertelmann ha realizzato questo album smontando rismontando e montando il piano con parti assolutamente non convenzionali, per dirne una, le confezioni delle “Tic Tac”. Certamente non è il primo ad usare metodi del genere e sicuramente non sarà l'ultimo, ma sicuramente è il primo artista a creare un album in grado di generare attimi di euforia e ansia, misti a panico e alla voglia di correre fuori scavare una buca e sotterrare questo album manco fosse “Jumanji”! Dieci tracce per un album composto da alti e bassi, alti come “Subconscious” una melodia coinvolgente simile a “Le fabuleux destin d'Amélie Poulain” colonna sonora di Yann Tiersen, bassi come “Tanzbein”, piatto, senza il minimo colpo di scena. A stimolare i nostri neuroni in pausa pranzo c'è “TwoAM”, mentre per gli intrighi e i pedinamenti sonori notturni abbiamo “Ping”. La straordinaria tecnica dei magnifici quattro si può udire dalla prima all'ultima traccia, è sicuramente un lavoro da analizzare ma assolutamente da non sopravvalutare. Un'ottima originalità, degli ottimi esperimenti acustici realizzati da quattro colonne portanti della musica mondiale, ma come abbiamo già visto con “Bodysong” di Jonny Greenwood, l'originalità non sempre è sinonimo di buona musica e sicuramente “Salon Des Amateurs” ne è la prova. La tecnica usata da Jonny Greenwood in “Convergence” la si può trovare in quasi tutte le tracce di “Salon Des Amateurs” l'inizio base e via scorrendo l'aggiunta di particolari suoni fino a creare un miscuglio di originalità e sperimentazione, ma niente di più. Molti non la pensano come me, e forse tra qualche mese rivaluterò questo album, non voglio farmi influenzare dal passato e presente dei quattro protagonisti ed è per questo che reputo questo album un ottimo esperimento da conservare come ispirazione per un futuro album, meno astratto e più incisivo.

Label: FatCat Records

Voto:

Vi proponiamo un video di un brano del precedente album:

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