giovedì 22 settembre 2011

Jonathan Wilson – Gentle Spirit (Recensione)

Jonathan Wilson – Gentle SpiritE’ occasionalmente stato batterista dei Fleet Foxes e, in altri sporadici casi, collaboratore on stage di Jackson Browne, Costello, Gary Louris, ma rimane sempre uno spirito in sordina, a rimorchio di sogni folk e trentasette anni d’occhi aperti sui movimenti sonori che vibravano intorno alla sua Forest City nel North Carolina; il folk singer Jonathan Wilson ora gioca in casa, decide di dare aria alla sua passione personale di suonare e cantare quello che più illumina la sua interiorità, ovvero un folk adagiato su sentori pop che di per sé regala momenti di sinfonia agreste patinata quando però dall’altro canto trapela anche una pressione - forse anche troppo pressante per usare un giro di parole - che mette in evidenza la divinità predominante che pistacchia qua e la il registrato, cioè Mr. David Gilmour dei Pink Floyd e i suoi allunaggi di corda elettrica.

Gentle Spirit”, nel comunque dei due casi evidenziati, si colloca benissimo nello spazio sfrangiato del nu-folk d’ultima sfornata e queste tredici tracce sono il risultato di un lavoro limato negli anni, fresco e stiloso come una coperta di lana a quadrettoni in cui raggomitolarcisi nelle sere d’inverno; l’artista americano ama il Neil Young con la spina elettrica “ Valley of the silver moon”, i bombardini freak alla Donovan Ballad of the pines” e non fa, appunto, mistero per l’ispirazione maxima che Gilmour imprime in tracce “Desert rave”, “Canyon in the rain” quest’ultima fedele figlia non riconosciuta di un b-side di The dark side of the moon.

Ma poi, come a sollevare un sole caldo sulle strade per Tulsa, arrivano la psichedelia e i tremori valvolari dell’Hammond degli anni seventies, il toccasana evergreen che riporta le quotazioni del disco all’ottimale “The way I feel”, l’acido ondulamento di prassi “Rolling universe” e per tirare su la lampo di questa tracklist accennata arriva a random “Can we really today?” dove una voce impastata e molto calcante alle storditaggini di Elliott Smith, canta, parla e vagheggia dolcemente su amori e fiori di marijuana.

Bello veramente, un’album che cresce man mano lo si ascolta, qualche neo da passare come un tic guaribile e un avvertimento basilare ai fans prossimi di Wilson: ogni volta che ascoltate il nu-folk ascoltate amore, e l’amore ha bisogno di fiori, e allora non siate parsimoniosi mettetene tanti – di fiori – nei vostri cannoni! Peace & Love Brothers & Sisters!

Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Bella Union 2011

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