Questo dei ferraresi Penelope sulla Luna è un bel match, se è lecito metterla sul piano del confronto stretto con il buio pesto che orna le loro gesta soniche, sulla definizione post-rock che goccia lacrime di catrame sulle tracce dei loro dischi e sulle ombre atmosferiche che soggiornano perennemente nella loro musica senza parole, muta che urla il dispetto del moto perenne dell’oscurità carica d’energica tensione.
“Enjoy the little things” è l’Ep che trascina quattro “strappi rabbiosi” registrati dal vivo, quattro tracce che lasciano l’identico squarcio verticale di una coltellata sulla pelle ammorbando beatamente con la tensione malsana che mandano in circolo ogni via d’uscita per una boccata d’aria sana e vitale; credetemi i Penelope non sono mai stati in forma come adesso, naturalmente i loro riferimenti continuano, e non possono non continuare anche perché i vari God is an Astronaut, Mogwai e le stagioni elettro-intramontabili delle nevrosi Carpenteriane sottolineate dagli Actionier Feedle o 65dos, sono onnipresenti come spiritualità trasfigurata, e una certa “santità” precostituita porta il quartetto agli allori underground più che meritati.
Dori alla chitarra, Andrea al basso, Roy al piano e sinth e Tom alle pelli, fanno quadrato e squadra per ampliare la gamma delle soluzione sonore in un giocoso ed impetuoso “motore disincantato” che trasuda lacerazioni e un pizzico di romanticismo decadente e bombastico “I read lullabies”, stilla vocoder e psichedelia cosmique “Strange storms”, fa esplodere libere le casse nel fragore elettrico “Snowflakes like cannonballs” e sfugge ad ogni sistema gravitazionale nostalgico di un pianoforte che brucia la sua stupenda carica emozionale tra amari conflitti e placentari stati di benessere “To kill you in your sleep”.
Quattro tracce che precedono un disco che verrà, e che come sempre dimostrano la diabolica abilità a stupire che i quattro Penelope sanno maneggiare come una materia magica che gioca al loro e nostro vantaggio. Ottimo.
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: I Dischi del Minollo
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