L'italianissimo trio His Electro Blue Voice sembra appartenere a tutt'altra epoca e connotazione geografica. Prolifici oltremodo, preferiscono l'odore del vinile alla plastica del supporto ottico e all'inconsistenza dell' emmepitre, e annoverano tra le loro uscite ben 4 sette pollici (tra i quali uno split con i Nuit Noire), una musicassetta e un album in 12 ", avvalendosi della collaborazione di etichette quali Avant!, S-S Records, Sacred Bones, Holidays Records, Bat Shit Records. La loro formula nasce da una incompromissoria furia post punk oriented, mista ad un astrattismo sonoro a disgregare la forma canzone, svelando all'ascoltatore una carnalità fatta musica genuina e a volte disturbante. Gli elementi sono dei più svariati (noise, shoegaze, wave, kraut, psych ecc...) e in tal caso anche il solo citarli sembra limitare la musica degli HEBV nel darne una connotazione non del tutto valida. Per prendere atto di quest'ultimo Dead Sons Ep, come per i precedenti lavori, l'unica cosa da fare è mettere la puntina del giradischi su questo nuovo 12" e scegliere il lato dal quale iniziare l'ascolto. A o B ? Sul primo troviamo l'urgenza lo-fi, sprezzante ed esplosiva di "Dead Mice" che giunta a metà sciama in una lisergica e sonnambolica digressione su note di flauto di Pan. Se si sceglie invece il lato B, ad attenderci c'è il lungo e scosceso tunnel wave di "Zum", che abbraccia la causa post rock nella sua marziale ed ipnotica crescita a dispersione rumorista. In mezzo (seconda traccia del lato A) abbiamo l'episodio più regolare, "Eat Sons", pezzo shoegaze in salsa psichedelica urlato con un occhio ben rivolto a certe produzioni americane (in primis Pixies e Velvet Underground senza farsi mancare un certo isterismo noise alla Gioventù Sonica).
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