Petula Clark cantava "Downtown". Forse in molti ce la ricordiamo anche perchè il brano uscì in Italia con il titolo "Ciao, Ciao". In ogni caso la Petula Clarck della quale sto qui a disquisire, oltre al nome non ha nulla a che spartire con la nota cantante ed attrice britannica. Qui parliamo di un duo chitarra, batteria (come tanto piace ultimamente) proveniente dal Belgio, che dopo un album d'esordio, "Aye Aye Aye", giunge alla seconda prova qui per noi grazie a Black Nutria. Un noise heavy e corposo che, partendo da un' attitudine a la Lightning Bolt, satura la scena di distorsioni e ritmiche forsennate in pieno sfogo istintivo. Una sorta di jam session esplosiva, con pezzi brevi e frammentati, come schegge impazzite che si susseguono, una dopo l'altra, legate indissolubilmente da un urgenza che superficialmente potrebbe venire accostata a puro esercizio di stile su espressione adolescenziale. Gli ingredienti appaiono molteplici in 14 tracce pressapoco tutte strumentali per una durata complessiva che non supera il quarto d'ora di musica. Dalle aperture hard stoner di "Escape From Ghouls' N' Ghost" (qualcuno se lo ricorda ancora il videogame per Sega Master System?) , alle cavalcate acide di "Sulfate" e psicotrope infezioni di "Dededin", fino ai deflussi alt-metal a la System of a Down di "Ballerine", si passa al noise incompromissorio di "Rate", allo stoner assassino di "Die Petula Die!", senza farsi mancare parentesi ben ragionate su confini post-rock ("Chacal"), giungendo, in men che non si dica, all'acida "Yeah", seguita in chiusura dalla discutibile belligeranza di "Attila".
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