Negli ultimi anni si assiste ad una crescita di appassionati di musica Drone espressa in tutte le sue forme, ma in molti seguaci del genere non vi è conoscenza di cosa sia realmente il termine drone e da dove esso derivi. Tanti lo associano al nome tutelare: i SunnO))), che attraverso le loro sonorità hanno riportato in auge un termine noto in realtà dagli anni '60 del '900; anche se il termine parte da ben più lontano: i primi sperimentatori di tal suono vengono fatti risalire ai primi anni del '900 con una “fragorosa esplosione” intorno agli anni'20 (sempre del '900) ad opera degli avanguardisti russi.
In realtà il termine drone, così come lo conosciamo oggi, in musica esiste da almeno un paio di secoli, ma è conosciuto con il nome di BORDONE e rappresenta esattamente il trattenere una nota od un accordo per buona parte di un brano o per la sua intera durata (questo non deve confondere con il termine PEDALE, che è un'altra figura) o lo si usa per indicare uno strumento musicale in grado di produrre note musicali sostenute (il Sitar su tutti o le Cornamuse). Per capirci, il bordone è utilizzato in pompa magna da Wagner nel suo Preludio all'Oro del Reno, in cui gli strumenti bassi mantengono per tutto il tempo un mi bemolle. Questo semplicemente per dire, che comunque il drone non è roba di oggi, non è un nuovo modo introspettivo e particolarmente oppressivo di concepire la musica e di dilatarne i confini; certo ci sono gruppi che riescono a rendere meglio di altri il senso della ripetizione e “dell'annichilimento” dell'ascoltatore e tra questi sicuramente abbiamo i SunnO))) che sono considerati la miglior espressione di quello che oggi conosciamo come drone-doom.
Tutto questo preambolo per introdurre la recensione di una nuova uscita a nome SunnO))), questa volta in collaborazione con i Nurse With Wound. Per l'occasione viene addirittura scomodato un vecchio lavoro dei SunnO))) uscito nel giugno del 2000 ed ormai introvabile (ne stanno ristampando delle copie solo adesso), e si tratta di ØØ Void. Questo lavoro viene invece intitolato The Iron Soul of Nothing e rappresenta un prezioso remix uscito dalla collaborazione di queste due strepitose band; in questo caso la parola remix non deve essere fuorviante, perchè non si tratta di un mero passaggio di missaggio o di stravolgimento in chiave elettronica dell'originario platter, ma di una totale ri-registrazione in chiave ambient-drone dell'opera. Resta intatta la cupezza orginale, resta intatta la magia catartica e resta intatta la capacità di escludere i sensi percettori per come li conosciamo noi; cambia qualcosa in seno al disegno strumentale prodotto. Questa volta non sono le chitarre a farla da padrone, ma una stratificazione di synth e campionamenti che donano una luce diversa all'opera generale; le chitarre sono utilizzate come mezzo per l'espulsione di suoni rigorosamente digitali che portano l'ascoltatore quasi ad un senso di inadeguatezza della sua umana fattura, tanta è la lontananza che si ode in merito a tutto quel che può essere considerato umano o in alcuni frangenti anche semplicemente vivente. Siamo al cospetto di una grande reinterpretazione di un caposaldo del drone-doom moderno, anche se, come ho già detto, qui non vi è traccia delle potenti distorsioni a cui siamo abituati seguendo la coppia di incappucciati.
Il viaggio si dipana attraverso quattro lunghissime tracce che mettono davvero alla prova la fedeltà dell'ascoltatore poiché qui si va giù pesante e dato che le variazioni sono pochissime si deve essere piuttosto attenti ai cambi di atmosfera celati dietro una variazione del suono o attraverso l'utilizzo dello stesso in una ciclicità alterata. Qualcosa si “muove” all'ingresso della terza traccia, quando una voce irrompe su di una effettatissima chitarra pulita che scandisce una ritmica marziale a cui man mano vengono ad aggiungersi suoni ed effetti che ricatapultano l'ascoltatore in un paesaggio sconosciuto in cui l'unico contatto con l'uomo e con la vita in generale è questa voce che suona a monito; nel mentre l'aria risuona di fluttuazioni sonore di cui si fatica a comprenderne la provenienza; l'iniziazione di un rituale sciamanico, portato alle sue estreme conseguenze, forse rappresenterebbe un buon mezzo di paragone, se non fosse che in queste visioni non vi è nulla di riferibile alla coscienza e conoscenza umana.
Come dicevo ad inizio recensione, questo disco rappresenta in realtà una nuova immensa opera che va ad aggiungersi alle collaborazioni dei SunnO))) e non un mero remix canonico a cui siamo abituati; qui si è optato per un lavoro che ha destrutturato completamente l'originale e gli ha fornito un campo espressivo ben diverso; un'opera che riscrive le sorti del mastodontico ØØ Void.
Non mi lancio in una disquisizione brano per brano perchè non avrebbe alcun senso, questa è un'opera che va ascoltata ed inglobata in se stessi in maniera totalizzante; è l'unico modo per potervi entrare dentro e provare a cavalcarne la lunghezza d'onda.
Voto: ◆◆◆◆◆
Label: Ideologic Organ
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