venerdì 12 ottobre 2012

Brahaman - Anche il più ottimista (Recensione)

Titoli, moniker, messaggistiche subliminali, tutto quello che ogni disco impronta sulla propria facciata sono sempre fattori che sotto rivelano l’attitudine di quello che ha da dire, urlare, accarezzare o bisbigliare. “Anche il più ottimista” esordio dei Brahaman – band che unisce forze musicali siciliane, pugliesi e lombarde – non è da meno, si avverte l’urgenza nuda e cruda, spoglia e ribollente di esorcizzare sangue caldo, nervi tesi, furori a malapena contenuti, e la lezione degli Afterhours (con un Manuel Agnelli che è presente in “Superbia”) si sente forte e chiara, ma non può essere additata come vetrofania sonora, bensì come spiritualità al seguito di una voglia di celebrare il rito sanguinante del rock in buona compagnia.

Muri di suono e pareti di melodia si danno il cambio senza invadersi, rock cantautoriale e cantautorato in rock convivono con chitarre lessanti, fiati, ritmiche e poesia in una stesura vertiginosa quanto dolce, colpiscono particolarmente gli umori incredibili cha la band giostra come in un impossessato sottofondo dell’anima, conservando dentro lo spirito ribelle e la sfrontatezza vincente di chi ha dire, raccontare e maledire quello che non va, quello che rompe veramente il cazzo; undici precisioni soniche che sollevano una tracklist all’inevitabilità della ragione, undici considerazioni che guidano chi ha voglia di dare una forma compiuta e “finita” alle coscienze e alle distratte verità che frammentano egoismi e riflessioni a metà.

Oltre lo spirito punkeggiante che rivisita una caposaldo di De AndrèLa ballata dell’amore cieco”, la sensazionalità leggiadra della ballata a punta di penna di “Urlo” (estrapolata dalle fantasticherie di Ginsberg), c’è un mondo sonoro da tratteggiare, appunti elettrici, crescendi, planate e occhi acuti, bella la linea rarefatta e di frontiera di “I film di Francesco” nella quale l’attore Francesco Nuti viene stigmatizzato, l’ansia disincantata che esplode nelle vene gonfie di “Un mercoledi” o l’acquerello acustico della titletrack che fa cerniera a questo ottimo lavoro discografico, simbolo, odio, sogno, simbolo e sgolamento di splendore e declino verso una società, un disco – questo dei Brahaman – in cui anche il più ottimista degli ottimisti danza come un guerriero folle sulle rovine del mondo.

Magnifique!


Voto: ◆◆
Label: Seahorse Records




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