Titoli, moniker, messaggistiche subliminali, tutto quello che ogni disco impronta sulla propria facciata sono sempre fattori che sotto rivelano l’attitudine di quello che ha da dire, urlare, accarezzare o bisbigliare. “Anche il più ottimista” esordio dei Brahaman – band che unisce forze musicali siciliane, pugliesi e lombarde – non è da meno, si avverte l’urgenza nuda e cruda, spoglia e ribollente di esorcizzare sangue caldo, nervi tesi, furori a malapena contenuti, e la lezione degli Afterhours (con un Manuel Agnelli che è presente in “Superbia”) si sente forte e chiara, ma non può essere additata come vetrofania sonora, bensì come spiritualità al seguito di una voglia di celebrare il rito sanguinante del rock in buona compagnia.
Muri di suono e pareti di melodia si danno il cambio senza invadersi, rock cantautoriale e cantautorato in rock convivono con chitarre lessanti, fiati, ritmiche e poesia in una stesura vertiginosa quanto dolce, colpiscono particolarmente gli umori incredibili cha la band giostra come in un impossessato sottofondo dell’anima, conservando dentro lo spirito ribelle e la sfrontatezza vincente di chi ha dire, raccontare e maledire quello che non va, quello che rompe veramente il cazzo; undici precisioni soniche che sollevano una tracklist all’inevitabilità della ragione, undici considerazioni che guidano chi ha voglia di dare una forma compiuta e “finita” alle coscienze e alle distratte verità che frammentano egoismi e riflessioni a metà.
Oltre lo spirito punkeggiante che rivisita una caposaldo di De Andrè “La ballata dell’amore cieco”, la sensazionalità leggiadra della ballata a punta di penna di “Urlo” (estrapolata dalle fantasticherie di Ginsberg), c’è un mondo sonoro da tratteggiare, appunti elettrici, crescendi, planate e occhi acuti, bella la linea rarefatta e di frontiera di “I film di Francesco” nella quale l’attore Francesco Nuti viene stigmatizzato, l’ansia disincantata che esplode nelle vene gonfie di “Un mercoledi” o l’acquerello acustico della titletrack che fa cerniera a questo ottimo lavoro discografico, simbolo, odio, sogno, simbolo e sgolamento di splendore e declino verso una società, un disco – questo dei Brahaman – in cui anche il più ottimista degli ottimisti danza come un guerriero folle sulle rovine del mondo.
Magnifique!
Voto: ◆◆◆◆◆
Label: Seahorse Records
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