La giovane Label White Birch Records con questo primo lavoro discografico “Monster are easy to draw” dei fiorentini Walking the Cow potrebbe diventare un albergo di lusso, un bel refugium a cinque stelle per tutti gli straniamenti eccentrici, magari anche rei e peccatori, di cose musicali straordinarie che nell’underground che ci circonda sgomitano per un posto al sole; questi fieri cosmogonici musicisti inseguono bizzarre, allucinate direttrici e visioni pop rock che continuamente fanno capriole di tutto rispetto in abluzioni folk, pulviscoli alt-South e lisergie cantautorati, un inseguimento ora tattile ora inafferrabile che percorre tutta la tracklist come una febbre birichina, innocente che arriva a fare tenerezza.
I WTC disegnano un bel disco spaiato, fuori schema e bolla, costantemente sulla scia “lunaire” paradossale che tanto ci cattura e ci fa girare la testa perché all’ascolto il salto di qualità – rispetto a tantissime altre proposte - è netto al punto di disorientare anche i grandi caproni della critica barbina, di quelli che godono maciullare carne fresca sulle astanterie asettiche del falso bon ton di note; la voce di Michelle Davis che guida alternando un “vissuto timbrico” paragonabile alle starlett dell’R&B a sofficismi dream-pop l’ottimo caracollare dell’album non fa altro che alzare le quotazioni di tutto dentro un perfetto zig zagare tra liquidità tween “River P.”, nella circonferenza languida e beat “Movin’ things”, dietro l’angolo della provincia Americana della Osbourne fluttuante “Jesus (buy some porn)” o nelle chicche folk-ancient che circondano “Barry”.
Tracce che hanno la bellezza di parlare direttamente all’immaginazione, senza usare sfacciataggine o grossolanità, dirette moltiplicatrici di sogni e listening come l’odore di mais e watermelon succosissimi che si captano tra il banjo nella dolcissima atmosfera field “Nightknoking” e più in la nello spampazzante indie-rock che in “Grandchildren are weired” esplode come quelle scatole col jolly a molle che viene fuori e batte quattro tra malinconie e sangue caldo
Senza ombra di dubbio, un “felice acquisto” questi toscanacci sonici, che in quattro e quattr’otto tirano fuori un disco in cui voi all’ascolto potreste trovare – e le troverete – meraviglie sottosopra che al terzo o quarto giro di giostra vi farà divorare con piacere anche la plastica di cui è fatto.
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: White Birch Records
Gli Zu a Pescara
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Una data da non perdere quella degli Zu a Pescara! Noi non mancheremo. Di
seguito tutte le info:
Skeptic Agency / Mutiny presentano ///
ZU (IT)
Ipecac ...
9 anni fa
2 comments:
sonici?!?! in che senso? ahahah
LE MAMME DEGLI IDIOTI SONO SEMPRE GRAVIDE, UN FETO MALATO A SCRITTO SOPRA DUNQUE LA MADREA HA FIGLIATO DA POCO AHAHAHAHA
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