Ho letto in gioventù William Blake.
L’avevo “conosciuto” grazie ai rimandi insiti nelle liriche di chi, negli anni 70, aveva scritto testi prossimi alla visionarietà del poeta inglese.
Ho sempre pensato che l’agnello che si sdraiava su Broadway potesse, in qualche modo, essere lo stesso di cui Blake si chiedeva chi ne fosse il creatore. Addentrarmi nelle poesie di Blake, apparentemente semplici ed infantili, mi affascina(va).
Ho provato la stessa identica cosa ascoltando questo straordinario disco.
Mentre Blake non si è fermato all’età dell’”innocenza”, addentrandosi anche in quella cosiddetta “adulta”, dell’esperienza, della Tigre, Andrea ed il suo combo si sono fermati, in questa prima opera, all’infanzia, all’ “agnello”.
Il saperlo ispirato a quelle Canzoni dell’Innocenza, mi ha ricordato di come si possa incidere 11 tracce con un filo conduttore, che si dipana tra apocalissi, mondi nuovi e viaggi a la “into the wild”…
“Songs from the end of the world. For dreamers only” ci avvertono Andrea ed i suoi compagni di avventura, e spingendoci nel loro mondo, capiamo bene il perchè…
Il disco si apre con l’agnellino…ehm...ehm... il bambino che, su un sottofondo di chitarra acustica, recita versi dell’Apocalisse di King James confluendo poi, e non poteva essere altrimenti, in THE END OF THE WORLD, con la certezza che coloro che distruggeranno il mondo e la sua purezza, distruggeranno anche una parte di sè stessi ”Children children of the world / now the world will disappear / they destroyed the pure but the pure was part of them too”, e la consapevolezza che se anche tutto sparirà, sarà “dopo” perchè “today we stand strong and beautiful”.
E visto che il concept è sull’innocenza, non poteva mancare una favola, FAIRYTALE, con tanto di bambino arrivato all’inferno per un desiderio “puro” (far guarire un cane picchiato a morte da un uomo qualunque) che incontra un albero parlante il quale fa dissolvere l’inferno, raccontandogli prima una verità inconfutabile “God won't make the world again / just because of your own pain”.
Un amore (il primo?) che mancherà per sempre è al centro di MISS YOU FOREVER, una ferita che nemmeno il tempo potrà curare perché il tempo non è reale “You know what I've been told? that time can heal / you fall you raise and then you meet another girl / Lies, lies 'cause time's not real / Love can't never stop once it starts and everything is forever”.
Uomini strani e malvagi ed animali che fuggono alla sola percezione olfattiva degli esseri umani sono protagonisti di HUMANS “I read all the books and learnt all the songs/ I had to slow down and watch myself still / to see I didn't have to learn anything / we didn't have to fear”.
Il mondo finirà per gli umani ma magari resteranno solamente gli animali, forse gli uccelli; ecco allora il minuto di soli BIRDS che preludono alla fuga (attuata realmente da Andrea) di LAST SONG, senza un preciso luogo a cui arrivare, dormendo nei boschi e vivendo con gli animali, come gli animali, nella convinzione che nulla può fare male se si crede nell’anima “don't worry 'cause nothing can hurt me now / 'cause I believe in the soul”.
Un brano con la sola voce (evocativa e a tratti disperata) di Andrea distesa su un tappeto fatto di poche note di piano. Emozionante.
Ci si “sveglia”, quindi, dalla realtà per entrare nel semplice sogno di DREAM DREAM DREAM in cui una voce avverte che si sta solo sognando mentre si ha paura di perdere se stessi fluttuando nell’aria…
Cosa c’è di meglio, allora, di un fuoco purificatore e distruttore per ricominciare daccapo?
Ed eccolo di nuovo il nostro “agnellino” a recitare THE GREAT FIRE “And when winter falls we can make great fires / we could use torches to burn chairs and tables and fornitures and statues of museum and churches and books pictures newspapers all into the fire” cercando di salvare qualcosa per ricordare come era il mondo prima “we could save one or two pages / to remember how it was before”.
Ci si avvia al finale: ancora visioni apocalittiche di un mondo che sta finendo “the world is gone / the world to come is yet to come / the sky is torn and it rains” ma anche la speranza di ANOTHER WORLD, un altro mondo con le cose di tutti i giorni, a volte delicate ed a volte dure “there's another world / we wish upon the air / it's time to go it's time to be / somewhere / Into another world / a flashing light a child who dies / a coincidence / a flower blooms” ma soprattutto il cuore dell’essere umano triste e bello “And your heart / was sad and beautiful”.
Chiude degnamente la ghost track WOLF, “violento” brano autobiografico in cui Andrea ci illustra il suo (non) credo, esaltando ancora una volta l’anima e la purezza “i try to put my flesh after my soul / i don't believe that love is the answer for sure / but anyway it's the only way to keep yourself pure”.
Un disco, insomma, che mi ha emozionato ed esaltato come pochi ultimamente.
Ognuno di voi potrà darne la propria interpretazione, così come ognuno potrà trovare le similitudini musicali che vuole (a me, il concept ed alcuni passaggi hanno fatto venire in mente alcuni artisti e sonorità inglesi degli anni 70), anche se, paragonarli ad altri, sarebbe riduttivo e non renderebbe giustizia ad Andrea & Co.
Gli Are You Real? suonano come gli Are You Real? e basta!
Credo, però, che nessuno potrà esimersi dal dare un giudizio più che positivo.
Io, per quanto mi riguarda, raccolgo 5 stelle buttate negli scarti (“And the stars are thrown into the scraps” ANOTHER WORLD) e le dedico agli Are You Real? nella speranza che “le canzoni dell’esperienza” non tardino ad arrivare…
Voto: ◆◆◆◆◆
Label: Face Like Frog
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