mercoledì 7 marzo 2012

VeiveCura – Tutto è vanità (Recensione)

Quello che il cantautore e pianista Davide Iacono in arte VeiveCura fa non è semplice musica, insieme di accordi, melodie e linee pentagrammatiche, ma una sofisticata macchinazione sonora che altera a piacimento stati emotivi e pathos interni, una cinematica sequenza di febbri calme e flussi ondifraghi che stillano fascino e stilosità.

Dentro il nuovo disco “Tutto è vanità” uscito per La Fame Dischi, non c’è nessun’idea di solida canzone cantautorale, nulla che possa ricondurre a fili connessi tra botte e risposte di prassi, di continuazione tra strofa e ritornello, qui tutto si muove ad altezze impossibili da scandagliare, tutto oltre l’alto, fra visioni Morriconiane e leggiadrie Felliniane, un ventaglio di temi in cui ci si perde subito senza nemmeno muovere un passo, otto tracce che onorano l’originalità ed il viaggio multisensoriale di chi tende l’orecchio e nessun passaporto da esibire, si vola, vola incessantemente come in un lungo ed insaziabile trip migratorio.

In Sic Volvere Parcas, il precedente disco strumentale – già si forgiava una voglia di “altro” che includesse un ravvicinamento al pop di classe, a quelle sensazioni aeree di stampo nordico – tra i tanti Bee Spiders e Sigur Ros – che si legavano ai calori soffusi di una mediterraneità da sorvolare e dilatare, ed è nato questo bel disco, questo bel girovagare come dentro una bella prospettiva video di Floria Sigismondi o tra le tele arancioni di Cristo, un’evaporazione sonora che s’ingoia l’evanescenza e lucida di doppie visuali il senso di dolce smarrimento mid-psichedelico.

Otto tracce ben piazzate, otto fluidificanti che incantano senza nessun trucco di scena, veri e professionali come il mutevole ed arioso mood di trombe e pianoforte che aprono l’anima “Di roccia”, solenne come i tasti bianchi e neri che esaltano il pathos analgesico che si muove in “Cara Vana”, la pace interiore di un Claudio Rocchi che sembra rinascere come una chimera in “Ciuri”, la baldanza piazzaiola di una festa con i Tiromancino in pompa magna “Delfini” o quella sensazione di gocce d’acqua che introducono il languore cosmico che arriva e fugge via come una cometa impazzita d’amore “Le nuvole”; alla fine, quando tutto è silenzio uno si rende conto appieno della forza di questo disco, di questo baccanale di bellezza imbastito da VeiveCura, un artista all’altezza di uno scarto di fantasia, libertà, non omologazione. Dieci e lode.

Dimenticavo: Buon Viaggio!

Voto: ◆◆◆
Label: La Fame Dischi

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