Pronti a prescrivere farmaci i cui effetti sono tutti da scoprire, ecco i Pharm gruppo nato dalla combinazione di cinque musicisti e video-maker.
Punto di forza del progetto è sicuramente l’esperienza che ognuno di loro
abilmente mette a disposizione del collettivo, affinché suono ed immagine riescano
a fondersi con magica leggerezza.
Osare sembra essere la loro parola d’ordine, e da bravi
traghettatori d’anime riescono non solo con le immagini , ma anche con la
vincente combinazione tra più “lontani” generi, dal jazz all’ elettronica, dal
funky al rock, ad ottenere una musica che tocca le corde più sottili ed emotive
dell’anima, avvolgendo gli ascoltatori in una sensazione quasi estatica.
Il disco, self-titled, registrato nel 2009-2010 e
re-editato da Fabio Recchia, è un concentrato di un’accurata e meditata improvvisazione
che da vita a sette tracce, quasi sempre evocatrici che scivolano ora pacate ora
concitate ,ma di sicuro mai prepotenti.
Le prime note di “Mrs Runciter” indugiano inquiete nell'aria prima di trasformarsi, quasi all’improvviso, in un suono che prende vigore dalla forza incalzante della batteria, su cui distorsioni e un’aliena voce si animano dando alla traccia la giusta linea di elettronica.
Ed ecco che la voce torna in “Sorbetto”, con frasi incomprensibili ma ben costruite sul nastro del basso e del synth, che danno alla traccia un suggestivo accento elettronico, anche se un leggero sprazzo di funky ci fa vivere una piccola parte in uno di quei film in cui dopo innumerevoli peripezie il crimine viene sgominato.
Totale cambio di rotta con “L’Africano”, terza e preziosa
traccia dell’album. Qui i Pharm danno sicuramente prova di quanto siano
versatili in qualsiasi genere musicale, mostrando le loro abilità anche nella
massima forma d’improvvisazione: il Jazz. Traccia che incontrerà di sicuro il
gusto di molti, dagli amanti del jazz, che troveranno non pochi richiami al sax
del grande Coltrane, a coloro che già si sono sentiti come onde in balia dell’
emozioni, ascoltando le elettroniche
tracce precedenti, cupe e cariche di adrenalina.
Viaggiano quasi parallele “Buone Cose A Lei” e “Western
Machines”, pezzi la cui precisa casualità di distorsioni, rumori e tintinnii, ci fa pensare a tracce create e curate per
esibizioni da vedere. Di sicuro ciò che salta all’occhio e all’orecchio è
l’affascinante ossimoro del piano che chiude dolcemente la prima sonante delle
due.
Voci metalliche in “Joe Chip” si presentano come bocche, occhi e un groviglio di corpi che finisce per divenire mare. Un mare in cui è “dolce naufragar” a ritmo di theremin che riesce a ricreare atmosfere degne di un video tanto avveniristico.
Voci metalliche in “Joe Chip” si presentano come bocche, occhi e un groviglio di corpi che finisce per divenire mare. Un mare in cui è “dolce naufragar” a ritmo di theremin che riesce a ricreare atmosfere degne di un video tanto avveniristico.
Finale onirico per Pharm, “Q” infatti ci porta lontano in
un mondo immaginario, oltre le sei tracce già ascoltate, ma includendole,
sognando un lungo viaggio verso l’indeterminatezza dei vari generi di cui la
stessa traccia ne sembra essere testimone.
Musica per molti ma non per tutti, anche se siamo sicuri
che i molti non potranno che aumentare “visto” l’esordio.
Ma si può davvero parlare di esordio quando si ascolta un gruppo come i Pharm, che ha già girato palchi di mezzo mondo?
Intanto restiamo in attesa della prossima “prescrizione”, che speriamo non si faccia attendere.
Ma si può davvero parlare di esordio quando si ascolta un gruppo come i Pharm, che ha già girato palchi di mezzo mondo?
Intanto restiamo in attesa della prossima “prescrizione”, che speriamo non si faccia attendere.
Voto : ◆◆◆◆◇
Label : Face Like A Frog
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